Ci sono diversi eventi che hanno contribuito al cambio di rotta. Innanzitutto, il rally di Bitcoin e altre criptovalute. Quest’ultimo è stato innescato dall’elezione di Donald Trump. Tale evento ha catturato l’attenzione del mercato, anche se il Governo ha dichiarato che ciò non ha influenzato le proprie valutazioni. Eppure, le reazioni decise di consumatori e aziende hanno fatto pressione sull’esecutivo.
Secondo Repubblica, tra i 4.562 emendamenti depositati dai partiti per la manovra, il Governo ne ammetterà circa 250. Tra cui uno che ridimensiona l’aumento della tassazione sulle plusvalenze crypto. L’ipotesi si è assestata intorno al 30
%, anziché al 42%. Come inizialmente previsto. Un compromesso che rappresenterebbe un aumento di solo 4 punti percentuali rispetto all’attuale aliquota.L’idea di ridurre l’impatto fiscale è stata favorita anche da proposte come quella del deputato Giulio Centemero. Quest’ultimo aveva suggerito un’aliquota del 28%. Anche se il 30% sia una mediazione, resta comunque più bassa rispetto alle previsioni iniziali. Tale scelta potrebbe evitare una fuga di aziende tecnologiche e finanziarie, soprattutto startup, verso paesi con regimi fiscali più favorevoli. A tal proposito, Gianluca Sommariva, CEO di Hodlie, aveva avvertito che un’aliquota al 42% avrebbe spinto molte imprese a trasferire le loro attività. Allo stesso modo, Ferdinando Ametrano, CEO di CheckSig, aveva definito la proposta iniziale iniqua, se non anticostituzionale.
Nel frattempo, il rally delle criptovalute continua a dominare le cronache finanziarie. Bitcoin ha superato i 91.000 dollari, con un aumento del 42% in un mese. Tale contesto favorevole potrebbe mitigare, almeno in parte, le preoccupazioni per un’eventuale crescita della tassazione.