Mesyatsev era un enorme iceberg che sin dal 2010 veniva monitorato dagli umani ed abitato da molti trichechi, ora però non esiste più.

Un gruppo di studenti russi impegnati in un progetto di ricerca ha scoperto un evento tanto sorprendente quanto inquietante: la scomparsa di un’isola artica. L’isola, conosciuta come Mesyatsev, si trovava nelle vicinanze dell’isola di Eva-Liv, nell’arcipelago della Terra di Francesco Giuseppe, in Russia. Questa massa terrestre, in realtà un enorme iceberg composto da ghiaccio e ghiaia, si era staccata da Eva-Liv prima del 1985. La sua superficie, nel 2010, misurava circa 1,1 milioni di metri quadrati, ma le immagini satellitari del 12 agosto 2024 hanno rivelato che l’isola si era ridotta a soli 30.000 metri quadrati, fino a scomparire completamente il 3 settembre.

 

Il problema del cambiamento climatico dietro la scomparsa di Mesyatsev

La causa principale di questa rapida dissoluzione è il cambiamento climatico, che sta accelerando lo scioglimento dei ghiacci nell’Artico. Mesyatsev si era già ridotta progressivamente dal suo distacco, ma il ritmo della fusione è aumentato drammaticamente nell’ultimo decennio. Nel 2015, la superficie era già dimezzata rispetto al 2010, e nel 2022 era così ridotta che i ricercatori avevano interrotto il monitoraggio, ritenendo la sua scomparsa imminente. Tuttavia, l’apparizione dell’isola nelle immagini satellitari di agosto ha sorpreso gli scienziati, seguita poi dalla conferma della sua completa scomparsa.

Un elemento cruciale nell’accelerazione del processo è stato il fenomeno dell’oscuramento della superficie ghiacciata nel 2021. Questo evento, probabilmente causato da uno strato di polvere, ha aumentato l’assorbimento delle radiazioni solari, favorendo la fusione del ghiaccio. La scomparsa di Mesyatsev non è solo una perdita geografica: l’isola era un habitat importante per i trichechi, costretti ora a trovare nuove aree di riproduzione.

La storia di Mesyatsev è un monito sull’urgenza del cambiamento climatico, i cui effetti sono evidenti anche nelle temperature record registrate nel Mediterraneo. Di fronte a prove così chiare, resta da chiedersi perché l’umanità non abbia ancora tradotto questa consapevolezza in un’azione concreta per proteggere il pianeta e preservarne la biodiversità per le generazioni future.

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