La prima missione a raggiungerla è stata la Chang’e-4, lanciata dall’Agenzia spaziale cinese (CNSA). L’atterraggio è avvenuto il 3 gennaio 2019. Nello specifico, nel cratere Von Karman. Quest’ultimo, situato nel bacino Polo Sud-Aitken, è uno dei più antichi della Luna. Infatti, risale a circa 4 miliardi di anni fa. Tra le missioni successive, la Chang’e-6, operativa nel giugno 2023, ha raccolto 1,9 chilogrammi di campioni lunari. Quest’ultimi sono rientrati sulla Terra il 25 giugno. Le analisi preliminari di suddetti campioni sono state pubblicate sulle prestigiose riviste Nature
e Science. I risultati rivelando dettagli sorprendenti ed interessanti per la conoscenza della faccia nascosta della Luna.Quasi tutti i basalti prelevati da Chang’e-6 hanno un’età di 2,8 miliardi di anni. Ciò indica che la Luna era vulcanicamente attiva in un’epoca più recente di quanto si pensasse. Ad eccezione di un frammento analizzato che ha un’età di 4,2 miliardi di anni. Corrispondente all’antichità del cratere in cui è stato trovato.
La datazione, effettuata mediante analisi isotopiche al piombo e rubidio-stronzio, ha mostrato che i basalti contengono basse concentrazioni di titanio (Ti). Inoltre, sono privi di elementi KREEP. Ovvero potassio, terre rare e fosforo. Ciò contrariamente a quanto emerso nei campioni Apollo. Un ulteriore elemento interessante è che i basalti risultano privi di radioattività. Un aspetto che distingue il lato nascosto dalla faccia visibile.
Tali osservazioni rafforzano l’ipotesi che l’asimmetria tra i due lati della Luna sia dovuta non solo allo spessore della crosta. Potrebbe, infatti, dipendere anche dalle differenti caratteristiche del mantello. Al momento però, la natura di questa asimmetria rimane un mistero irrisolto, come sottolineato dagli scienziati.