smartphone Ora gli smartphone possono essere utilizzati per esplorare lo spazio. Può sembrare fantascienza, eppure è proprio così. A rivelarlo è un team di ricercatori di Google e dell’Università del Colorado a Boulder. Sfruttando i sensori GPS integrati in milioni di dispositivi Android nel mondo, il gruppo è riuscito a creare una delle mappe della ionosfera. Quest’ultime risultano le più dettagliate mai realizzate.

Smartphone usati da Google per lo studio dello spazio

La ionosfera è una regione caratterizzata da una complessa interazione con le radiazioni solari. Quest’ultime ionizzano gli atomi e le molecole creando un plasma di particelle cariche. Tale processo rende la ionosfera estremamente dinamica e variabile. Ciò influenza la propagazione dei segnali radio. Inoltre, di conseguenza, condiziona anche la precisione del GPS. Considerando che quest’ultimo si basa sulla misurazione del tempo necessario ai segnali radio per percorrere la distanza tra i satelliti e la Terra, le distorsioni causate dalla ionosfera rappresentano una vera sfida.

Fino ad ora, la mappatura della ionosfera è stata condotta mediante radar terrestri. Tali strumenti possono però osservare solo una porzione limitata della ionosfera. Per superare suddetta restrizione, i ricercatori hanno sfruttato i sensori GPS degli smartphone per monitorare come l’atmosfera altera i segnali provenienti dai satelliti. Ampliando così la copertura e il livello di dettaglio dell’osservazione.

Con tale approccio, il team è stato in grado di creare mappe più accurate. Infatti, sono stati identificati anche fenomeni come le “bolle di plasma“. Ovvero aree caratterizzate da una concentrazione particolarmente bassa di particelle cariche che si formano e si muovono nella ionosfera. I dati raccolti dagli smartphone hanno permesso di osservare circa il 21% della ionosfera. Una porzione significativamente più ampia rispetto a quella monitorata dai radar terrestri.

Lo studio sottolinea il potenziale nascosto della tecnologia quotidiana per la ricerca scientifica. Inoltre, dimostra come strumenti diffusi come gli smartphone possano diventare alleati potenti per esplorare l’universo e migliorare la vita sulla Terra.

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