Le relazioni tra l’Unione Europea e la Cina sono sempre tese sul fronte delle auto elettriche. Anche dopo l’introduzione di dazi definitivi sui veicoli elettrici cinesi, le due parti continuano a dialogare per trovare un’intesa. Secondo quanto riportato dall’emittente statale cinese China Central Television, sarebbe stato raggiunto un “consenso tecnico” durante gli ultimi incontri, che si sono svolti dal 2 al 7 novembre.
Ma cosa implica questo passo avanti? L’accordo riguarderebbe i cosiddetti “impegni sui prezzi”, un sistema per controllare i costi e i volumi delle esportazioni. Questo meccanismo potrebbe scongiurare l’applicazione delle tariffe doganali. Secondo fonti europee, però, i progressi sarebbero limitati. L’UE parla di esiti insoddisfacenti, alimentando dubbi sulla reale efficacia del dialogo. Eppure, Pechino non ci sta. Attraverso la televisione di stato, accusa Bruxelles di diffondere informazioni “fuorvianti”. Dichiarazioni che sembrano evidenziare tensioni crescenti sui dazi. C’è la volontà dichiarata di entrambe le parti di lavorare per un obiettivo comune, eppure sembrano scontrarsi con un muro impenetrabile. Ma la vera domanda è: fino a che punto ci si può fidare di queste aperture?
Anche se il “quadro generale” degli impegni sui prezzi sembra definito, il cammino resta complicato. Bruxelles e Pechino devono ancora affrontare questioni chiave, come la sostenibilità economica e la protezione dei mercati europei. Secondo Bloomberg, la distanza tra le posizioni sarebbe ancora significativa. L’UE teme che la Cina non faccia abbastanza per rispettare gli standard di concorrenza leale.
D’altro canto, Pechino cerca di proteggere le proprie esportazioni strategiche. Le tariffe imposte dall’Europa sono una minaccia per il settore automobilistico cinese. La Cina si mostra quindi determinata a negoziare sul costo dei dazi, ma è pronta a reagire a ogni passo falso. Le accuse reciproche rischiano di complicare ulteriormente la situazione. Queste trattative porteranno a un accordo o finiranno per naufragare? Per ora, non resta che attendere l’esito delle prossime tornate negoziali. Saranno i fatti, e non le parole, a stabilire se il “consenso tecnico” è il preludio di un compromesso o solo un’illusione.