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VPN presto vietate in Pakistan: ecco perché

In Pakistan l’uso delle reti private virtuali (VPN) è stato considerato contrario ai principi della legge islamica. A stabilirlo è stato il Consiglio dell’Ideologia Islamica. Si tratta del principale organismo consultivo in materia religiosa. Tale presa di posizione si inserisce in un contesto più complesso. Il Ministero dell’Interno del Pakistan, infatti, sta lavorando per vietare l’utilizzo delle VPN. Suddetti strumenti vengono spesso utilizzati per aggirare la censura online. Che risulta particolarmente rilevante in Paesi con restrizioni significative sull’accesso a internet.

Raghib Naeemi, presidente del Consiglio, ha motivato la decisione spiegando che, secondo la Shariah, il governo ha il diritto di limitare le attività che favoriscono la diffusione delmale“. Inoltre, ha aggiunto che piattaforme che veicolano contenuti controversi, blasfemi o potenzialmente dannosi per l’integrità nazionale devono essere immediatamente fermate.

VPN bloccate: ecco le motivazioni presentate

Le reti private virtuali sono diventate un elemento essenziale per milioni di pakistani. Ciò soprattutto dopo che il governo, nel febbraio 2023, ha bloccato l’accesso

al social media X in vista delle elezioni parlamentari. Da quel momento, l’unico modo per accedere alla piattaforma è stato proprio quello di usare le VPN. Quest’ultime, infatti, permettono di mascherare l’indirizzo IP e l’attività online degli utenti.

Secondo le autorità, il divieto delle VPN sarebbe giustificato dalla necessità di combattere terrorismo e radicalizzazione. Tale giustificazione però non convince i critici. Quest’ultimi vedono nella misura un ulteriore passo verso la limitazione della libertà di espressione. Le VPN sono legali in molti Paesi. Eppure, sono vietate o rigidamente regolamentate in Stati caratterizzati da una stretta sorveglianza online.

Il Pakistan è già noto per il suo stretto controllo sull’informazione. La nuova misura sulle VPN sembra destinata ad aggravare la situazione. Gli attivisti per i diritti digitali temono che tali azioni siano parte di un piano per implementare un firewall nazionale simile a quello cinese. Minacciando gravemente la libertà online e la privacy.

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Pubblicato da
Margareth Galletta