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Il ritorno al petrolio: le scelte di BP, Shell ed Equinor

Il 2024 si preannuncia un anno critico per il clima e l’energia. Dopo mesi di temperature record e alluvioni devastanti in Italia, Germania e Spagna, le prospettive per la lotta al cambiamento climatico sembrano peggiorare. Non solo la rielezione di Donald Trump negli Stati Uniti e gli sviluppi alla COP29 sollevano dubbi, ma anche le scelte di tre grandi compagnie petrolifere europee sembrano segnare un passo indietro.

 

Le compagnie tornano al petrolio, e l’energia rinnovabile rimane indietro

BP, Equinor e Shell hanno annunciato un ridimensionamento significativo degli investimenti nelle energie rinnovabili, tornando a concentrarsi sul petrolio. In particolare, BP aveva promesso di trasformarsi in un’azienda a basse emissioni di CO₂, puntando su energie pulite come idrogeno e nucleare. Tuttavia, la compagnia ha deciso di dirottare miliardi verso il settore Oil&Gas, rallentando i progetti legati alle rinnovabili. Anche il team di Londra dedicato allo sviluppo dell’idrogeno è stato ridotto drasticamente, e l’azienda ha avviato la vendita di attività solari ed eoliche.

Shell, dal canto suo, ha adottato un approccio aggressivo per aumentare i profitti, riducendo investimenti nelle basse emissioni e cercando acquirenti per Select Carbon, società australiana acquisita per compensare le emissioni di carbonio. Queste mosse riflettono un cambio di strategia per competere con i giganti americani Exxon Mobil e Chevron, lasciando in secondo piano gli obiettivi climatici.

Dietro queste scelte, vi sono problemi legati alla crisi energetica innescata dall’invasione russa in Ucraina e il calo di redditività di molti progetti rinnovabili, specialmente nell’eolico offshore. Ritardi nella filiera, costi in aumento e ostacoli tecnici hanno frenato un settore che sta soffrendo anche negli Stati Uniti.

Questa inversione di rotta solleva interrogativi sul futuro della transizione energetica. Mentre le utility americane premono per salvaguardare l’Inflation Reduction Act, in Europa emerge un compromesso tra competitività economica e obiettivi ambientali. Le scelte di BP, Equinor e Shell segnano una battuta d’arresto in un momento cruciale per il pianeta.

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Pubblicato da
Margherita Zichella