La tastiera a farfalla, presentata per la prima volta nel marzo 2015 con il MacBook Retina da 12 pollici. Era stata progettata per garantire una maggiore stabilità e un profilo estremamente sottile. L’entusiasmo iniziale su tale innovazione si è presto trasformato in un calvario per molti utenti.
A tal proposito, i primi problemi sono emersi con i MacBook Pro del 2016, dotati della seconda generazione del meccanismo butterfly. Su tali dispositivi i tasti si bloccavano, c’erano ripetizioni di caratteri e malfunzionamenti vari. Tali difetti, poi riscontrati anche nei MacBook Air dal 2018, hanno generato un’ondata di critiche. Il tutto è culminato in una class action negli Stati Uniti.
Per rispondere alle crescenti pressioni, in quello stesso anno, Apple aveva lanciato il “Keyboard Service Program
“. In tal modo offriva riparazioni gratuite per diversi modelli di MacBook, purché i problemi fossero riscontrati entro quattro anni dall’acquisto. Eppure, le revisioni del design e l’introduzione di una membrana in silicone per ridurre i difetti, non ha risolto i problemi di durabilità.Nel 2019, Apple ha riconosciuto pubblicamente le problematiche, scusandosi con gli utenti. La vicenda si è conclusa nel novembre 2022. Apple ha accettato di pagare 50milioni di dollari per risolvere la class action. Inoltre, ha compensato gli utenti con importi tra i 50 e i 395 dollari, in base ai costi sostenuti.
Il capitolo della tastiera a farfalla si è ufficialmente chiuso nel 2019, con il ritorno del più affidabile meccanismo a forbice, adottato per tutti i MacBook dal 2020. La conclusione del programma di riparazione lascia però gli utenti ancora in possesso di dispositivi con tastiere butterfly senza soluzioni ufficiali. Ciò potrebbe alimentare ulteriori malumori, considerando la persistenza di difetti anche nei dispositivi già riparati.