E' difficile pensare ad un mondo senza la sensibilità della scrittura umana, ma l'accordo tra HarperCollins e Microsoft fa paura a molti.

La decisione di HarperCollins di concedere l’utilizzo di una selezione di titoli di saggistica per l’addestramento dell’intelligenza artificiale ha suscitato un ampio dibattito. La scelta, giustificata dalla volontà di esplorare nuovi modelli di business, rappresenta un approccio controcorrente rispetto a quello di Penguin, che aveva recentemente rifiutato simili accordi. Gli autori coinvolti, qualora accettassero la proposta, riceverebbero un compenso di 2.500 dollari per una licenza triennale, una condizione che non ha mancato di suscitare reazioni contrastanti.

 

La richiesta di Microsoft sarà l’inizio della fine della letteratura umana?

Bloomberg ha rivelato che dietro questa operazione c’è Microsoft, che utilizzerà i contenuti forniti da HarperCollins per addestrare un nuovo modello di intelligenza artificiale. Questo dettaglio aggiunge ulteriore peso alla questione, considerando l’importanza del gigante tecnologico nel panorama globale. La collaborazione tra la casa editrice e Microsoft sembra escludere, almeno per ora, l’uso dei libri per creare opere generate direttamente dall’intelligenza artificiale.

Tra gli autori coinvolti, Daniel Kibblesmith ha condiviso pubblicamente la sua esperienza, rifiutando categoricamente l’invito di HarperCollins. Attraverso il social network Bluesky, ha espresso le sue preoccupazioni riguardo all’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo creativo e al rischio che i creatori originali vengano marginalizzati o sostituiti. Le sue parole riflettono il timore diffuso che questi modelli possano un giorno rendere obsoleti scrittori e creativi.

La vicenda pone interrogativi cruciali sul futuro dell’editoria e sul rapporto tra tecnologia e diritti d’autore. L’accordo con HarperCollins rappresenta un terreno di sperimentazione, ma solleva anche dubbi etici e pratici. Mentre Microsoft sembra interessata principalmente all’addestramento linguistico, molti autori si interrogano sulle implicazioni a lungo termine di queste collaborazioni.

Nonostante le polemiche, il settore editoriale si trova di fronte a un bivio: da un lato, l’esplorazione di nuove opportunità economiche; dall’altro, la necessità di proteggere la creatività e il lavoro degli autori. Resta da vedere come questo equilibrio sarà gestito nei prossimi anni e quale sarà il reale impatto di queste scelte sull’industria culturale.

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