Beko Beko Europe ha annunciato un drastico piano di ridimensionamento. Quest’ultimo prevede 1.935 esuberi su un totale di 4.440 occupati in Italia. Pari al 44% della forza lavoro, principalmente tra gli operai. Il piano è stato presentato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy e riguarda diverse sedi produttive.

La società, ex Whirlpool e acquisita nei mesi scorsi dal gruppo turco Arçelik, intende chiudere entro la fine del 2025 gli stabilimenti di Siena e di Comunanza. Per entrambi i siti si cercheranno nuovi investitori interessati a piani di reindustrializzazione. Inoltre, è prevista la chiusura della sede di Fabriano, e il ridimensionamento di Cassinetta di Biandronno e di altre sedi in Italia.

Beko annuncia la chiusura di due delle sue fabbriche

Secondo l’azienda, la decisione deriva dalla mancanza di condizioni economiche che rendano profittevoli tali stabilimenti. Il contesto del settore, sottoposto alla forte concorrenza di produttori cinesi e alle mutate esigenze del mercato, impone un riequilibrio delle attività produttive.

Beko ha annunciato che continuerà a operare in Italia per produzioni considerate sostenibili e redditizie. Rimarranno operativi il centro di distribuzione ricambi di Carinaro e le funzioni strategiche legate a risorse umane, marketing, IT e ricerca e sviluppo.

Dal tavolo ministeriale, il sottosegretario Fausta Bergamotto ha espresso la ferma opposizione del Governo al piano, richiamando il Golden Power come strumento per tutelare l’occupazione. Secondo quanto dichiarato non verranno accettate soluzioni non condivise con le parti sociali. Per tal motivo si cercherà di agire su tutti i fronti.

I sindacati, rappresentati da Fim, Fiom, Uilm e Uglm, hanno definito il piano “socialmente brutale”. Inoltre, hanno chiesto una revisione immediata delle decisioni. Il Golden Power, inserito proprio per proteggere i lavoratori, deve essere esercitato subito. Se così non sarà, risulterà inefficace contro i licenziamenti. Il tavolo ministeriale è stato aggiornato al 10 dicembre, ovvero dopo la richiesta di sospensione avanzata dai sindacati.

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