In Giappone, il Centro Nazionale per i Diritti dei Consumatori sta spingendo per sensibilizzare le persone su un tema sempre più attuale: la gestione della propria “fine digitale“. Con la digitalizzazione ormai parte integrante della nostra vita, diventa fondamentale organizzare i propri dati e account online per evitare difficoltà ai familiari dopo la morte. Spesso, infatti, i parenti si trovano in difficoltà quando devono accedere a dispositivi o servizi online senza le credenziali necessarie, affrontando stress e lungaggini burocratiche.
L’importanza dell’eredità digitale
Il centro ha proposto alcune linee guida pratiche per affrontare questa questione. Prima di tutto, consiglia di fornire ai propri cari le informazioni necessarie per sbloccare smartphone, computer e altri dispositivi in caso di emergenza. Un altro passo fondamentale è creare un elenco aggiornato di tutte le sottoscrizioni digitali, completo di username e password. Per chi vuole essere ancora più organizzato, suggerisce di redigere un documento dettagliato che contenga tutte le indicazioni necessarie per gestire i propri dati digitali dopo la morte.
Nel frattempo, anche la tecnologia si sta adattando a queste nuove esigenze. Esistono app come “Dead Man’s Switch“, che inviano notifiche a persone designate se un account resta inattivo per un certo periodo di tempo. Inoltre, alcune piattaforme, come Meta, permettono di nominare un “contatto della memoria“, una figura incaricata di gestire l’account di un defunto. Questi strumenti rappresentano un aiuto prezioso per chi desidera lasciare un’eredità digitale ben organizzata.
L’obiettivo di queste iniziative non è solo pratico, ma anche emotivo: semplificare la vita dei familiari durante un momento già difficile, evitando di aggiungere ulteriore stress con problemi legati ai dati digitali. Eppure, nonostante l’importanza di questa pianificazione, molte persone continuano a ignorare il problema, lasciando ai propri cari un compito complesso e spesso doloroso.
Pensare alla “fine digitale” non è semplice, ma è un gesto di cura verso chi resta. Organizzare i propri dati non solo facilita la gestione del patrimonio digitale, ma ci costringe a riflettere su come la tecnologia stia trasformando anche il nostro rapporto con la morte.