Il nuovo codice della strada è ormai legge, mancando solo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale per entrare in vigore dopo 15 giorni. Tra le modifiche più rilevanti figurano nuove regole per i monopattini elettrici: casco obbligatorio per tutti, maggiorenni inclusi, l’introduzione di una targa identificativa e la necessità di un’assicurazione. Queste novità puntano a migliorare la sicurezza stradale, ma rischiano di avere un impatto significativo sul settore della micromobilità, in particolare per le aziende di sharing.
Nuove norme per maggiore sicurezza, ma le aziende di monopattini in sharing non sono d’accordo
Le imprese del settore non hanno tardato a manifestare le loro preoccupazioni. Secondo i rappresentanti di Dott, una delle principali società di sharing, le nuove norme potrebbero minacciare seriamente l’intero comparto, mettendo a rischio fino a 3.000 posti di lavoro. A preoccupare è soprattutto l’obbligo del casco, considerato difficile da gestire nelle attuali condizioni operative. Fornire un vano porta-casco sui monopattini appare impraticabile, lasciando agli utenti l’onere di portare il proprio. Questo, secondo le aziende, potrebbe disincentivare l’uso di questi mezzi e far crollare il numero di noleggi.
Le critiche si estendono anche all’introduzione dell’assicurazione obbligatoria, una misura che, secondo alcune sentenze della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, non sarebbe applicabile ai veicoli elettrici con velocità limitata a 20 km/h. I gestori temono che queste disposizioni possano spingere gli utenti verso un uso irregolare dei monopattini, aumentando i rischi di incidenti e la mortalità, anziché ridurli. Inoltre, la riduzione dell’uso dei monopattini in sharing potrebbe minare gli obiettivi di sostenibilità e la transizione verso forme di mobilità più ecologiche.
Anche Bird, un’altra importante azienda del settore, ha espresso il proprio dissenso, definendo le nuove regole una manifestazione di “schizofrenia legislativa”. Le aziende chiedono al Governo di aprire un dialogo con il settore prima di emanare i decreti attuativi. Senza correttivi, il rischio è che le norme soffochino un comparto con un indotto stimato in crescita, mettendo in discussione i progressi fatti finora nella micromobilità urbana.