BMW e BYD, l'Ungheria si conferma un hub per l'industria

L’Ungheria sta assumendo un ruolo sempre più centrale nell’industria automobilistica grazie ai nuovi impianti produttivi di BMW e BYD, attualmente in costruzione. Entrambi gli stabilimenti, destinati a diventare operativi nella seconda metà del 2025, rappresentano un volano per l’economia del Paese, generando posti di lavoro e attirando investimenti strategici.

Per BYD, che sta costruendo una fabbrica a Szeged, l’impianto riveste particolare importanza per aggirare i dazi recentemente introdotti dall’Unione Europea sulle auto elettriche cinesi. Producendo veicoli elettrici a batteria (BEV) direttamente sul suolo europeo, la casa automobilistica cinese potrà evitare queste tariffe, aumentando la competitività dei propri modelli sul mercato europeo. Si prevede che lo stabilimento possa ospitare anche la produzione di veicoli Plugin Hybrid, anche se i dettagli sui modelli specifici non sono ancora stati resi noti. BYD ha inoltre pianificato un ulteriore stabilimento in Turchia, consolidando la propria presenza nella regione.

 

BMW e BYD investono in nuovi stabilimenti, mentre cresce l’interesse per la produzione di batterie

Parallelamente, BMW sta realizzando una fabbrica a Debrecen che produrrà i nuovi modelli elettrici basati sulla piattaforma Neue Klasse. Questo stabilimento è destinato a diventare un elemento chiave nella strategia di elettrificazione dell’azienda tedesca, grazie anche alla presenza di un impianto per l’assemblaggio di batterie. Tale integrazione consentirà di ottimizzare la logistica, riducendo tempi e costi di approvvigionamento delle batterie per le vetture prodotte localmente.

L’interesse per l’Ungheria è condiviso anche da CATL, colosso cinese delle batterie, che sta costruendo un gigantesco impianto da 7,3 miliardi di euro sempre a Debrecen. Con una capacità produttiva prevista di 100 GWh, l’impianto potrà alimentare oltre 1 milione di veicoli, rifornendo marchi come BMW e Mercedes. Questi sviluppi sottolineano come l’Ungheria stia emergendo come un centro nevralgico per l’industria automobilistica europea e globale. Questa pare essere una pronta risposta ai dazi imposti dall’Unione Europea sulle auto cinesi.

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