L’azienda ha spiegato che la causa principale di tale intervento è la sovraccapacità produttiva. Quest’ultima è dovuta a una domanda sempre più ridotta. Ciò soprattutto per componenti avanzati come i sistemi elettronici di assistenza alla guida. Insieme anche alle tecnologie per la guida automatizzata. La decisione di Bosch ha già sollevato reazioni dai sindacati. Quest’ultimi hanno promesso di negoziare i termini dei licenziamenti, preannunciando un confronto che potrebbe protrarsi a lungo.
La riduzione del personale non è il solo intervento previsto. Come anticipato, si ipotizza anche un taglio dell’orario lavorativo. Per i dipendenti coinvolti, la settimana lavorativa passerà da 38-40 ore
a 35. Con una conseguente riduzione salariale del 12,5%. Tale misura sarà attuata a partire da marzo, interessando la sede centrale di Gerlingen e altri stabilimenti. Tra cui Schwaebisch-Gmuend, vicino a Stoccarda, dove si producono sistemi sterzanti, e Schwieberdingen.Il piano di ristrutturazione non si ferma qui. Bosch prevede ulteriori riduzioni di personale. A Hildesheim, ad esempio, sono previsti 750 licenziamenti entro il 2032. Di cui 600 già entro il 2026. In totale, l’azienda ipotizza una riduzione di circa 1.300 posti. Ciò tra il 2027 e il 2030.
La crisi di Bosch, come anticipato, coinvolge l’intero comparto automobilistico tedesco. Anche aziende come Continental e ZF Friedrichshafen, insieme a numerose piccole imprese dell’indotto, stanno adottando strategie simili. Il loro scopo è contenere i costi e fronteggiare il calo della domanda. Tale situazione evidenzia la profonda trasformazione e le sfide che il settore sta affrontando in un mercato in rapida evoluzione.