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Google spiega perché i pixel buds pro 2 hanno un chip a1 tensor personalizzato

Per quanto riguarda Google Pixel Buds Pro 2 spicca certamente la scelta di usare un chip A1 personalizzato a marchio Tensor, già ampiamente descritto nei comunicati stampa ufficiali come un chip costruito per l’AI. Un cambiamento significativo rispetto ai precedenti Pixel Buds Pro, anch’essi dotati di un chip personalizzato, ma privo del marchio Tensor.

Ecco le novità

In particolare, nel creare un successore di Pixel Buds Pro, Google ha affermato di “voler spingere i confini della cancellazione del rumore e della qualità audio in un formato ancora più piccolo”, rendendosi conto che “le soluzioni standard non erano in grado di soddisfare queste esigenze”.

Perciò il team ha “seguito la strategia utilizzata per gli smartphone Pixel e ha sviluppato un proprio motore” per “l’elaborazione audio a bassissima latenza” che consente una maggiore larghezza di banda per la cancellazione del rumore.

Se i Pixel Buds Pro originali erano già in grado di elaborare gli input audio a una velocità 5-6 volte superiore a quella del suono, la seconda generazione ha elevato la soglia a 90 volte

.

Secondo quanto riferito dalle autorevoli notizie, il team Silicon ha iniziato a progettare l’architettura del chip e, dopo una serie di test, prototipi e convalide delle prestazioni, ha inviato il progetto finale per la fabbricazione. Il chip Tensor A1 è dunque arrivato al team Buds nel 2023, pronto per sbloccare nuove possibilità in favore degli utenti.

Per quanto riguarda la forma fisica e il comfort, Google “ha esaminato i punti in cui gli auricolari potrebbero spingere contro l’orecchio e quelli in cui potrebbero inserirsi in modo più naturale, e li ha riprogettati”. Un’attenzione che ha portato all’aggiornamento di un’aletta stabilizzatrice che si può ruotare al fine di ottenere un’aderenza più sicura in ogni condizione.

Infine, Google afferma di aver “aumentato il numero di tester utilizzati rispetto ad altri prodotti audio e di aver standardizzato i sondaggi per ottenere dati più coerenti ed eliminare il più possibile i pregiudizi”.

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Pubblicato da
Edoardo Cafaro