La discussione sull’emendamento ha evidenziato profonde divisioni nella maggioranza. In particolare, Forza Italia ha votato contro la proposta nonostante il Tesoro avesse espresso parere favorevole. Tale dissenso interno ha sollevato diversi interrogativi. Soprattutto sugli equilibri del governo. Sia per il settore economico che quello politico.
La difficoltà riguarda il trovare un nuovo equilibrio. Tra il bilancio pubblico e la sostenibilità economica della Rai. La riduzione del canone a 70 euro, infatti, avrebbe portato ad una perdita di circa 430milioni di euro
per l’emittente.Una possibile soluzione per sopperire a tali entrate mancanti era l’aumento del tetto pubblicitario per la Rai. Tale misura avrebbe però portato a forti critiche. Ciò soprattutto da parte delle emittenti private. Quest’ultime competono nel mercato pubblicitario.
Il pagamento avverrà con le stesse modalità. Dunque, l’addebito ci sarà sulla bolletta elettrica. Come accaduto fino ad ora. Il sistema è stato introdotto nel 2016 per ridurre l’evasione fiscale. Anche se criticato da alcuni, tale metodo ha garantito negli anni un gettito stabile.
La decisione di mantenere il canone a 90 euro solleva una questione fondamentale. Quale ruolo debba avere il servizio pubblico radiotelevisivo e come finanziarlo in modo equo. Con una concorrenza crescente da parte delle piattaforme streaming, la Rai si trova a dover giustificare il suo ruolo nel panorama mediatico italiano. Ciò soprattutto in un contesto di dibattito sempre più acceso sulla pressione fiscale complessiva sui cittadini.