Ursula von der Leyen è stata rieletta Presidente della Commissione Europea, e sembra puntare tutto sull'economia dimenticando l'ambiente.

Il 27 novembre Ursula von der Leyen è stata confermata Presidente della Commissione Europea per il periodo 2024-2029. Il voto, che ha diviso il Parlamento Europeo, ha visto il 51% dei voti favorevoli e il 49% contrari o astenuti. In termini numerici, su 688 parlamentari votanti, 370 hanno sostenuto la ricandidatura della von der Leyen, 282 si sono espressi contro e 36 si sono astenuti.

 

La nuova rotta economica della von der Leyen allontana l’Europa dall’ambiente?

Subito dopo la votazione, von der Leyen ha espresso gratitudine per la fiducia ricevuta, dichiarando l’intenzione di mettersi al lavoro rapidamente. Ha evidenziato l’urgenza di affrontare sfide cruciali come la competitività economica e il cambiamento climatico, indicando la necessità di un team forte e motivato. La nuova Commissione sarà composta da 27 commissari, con figure di rilievo come Kaja Kallas, nominata Alta rappresentante per la Politica estera, e Raffaele Fitto, scelto come Vicepresidente esecutivo per le riforme.

Tuttavia, la nuova squadra ha già sollevato dubbi, soprattutto tra le associazioni ambientaliste, preoccupate per un possibile rallentamento nelle politiche climatiche. La vicinanza della von der Leyen alle forze di destra europee e la trasformazione del Green Deal in Clean Industrial Deal alimentano perplessità. Questo cambiamento terminologico sembra suggerire un approccio più orientato all’economia che all’ecologia, nonostante le rassicurazioni sul rispetto degli impegni climatici.

Un elemento centrale del secondo mandato sarà la “Bussola della competitività”, un piano consegnato da Mario Draghi, che propone tre priorità: colmare il divario tecnologico con Stati Uniti e Cina, accelerare la transizione verde e digitale, e ridurre le dipendenze esterne dell’UE. Questi obiettivi economici, sebbene fondamentali, rischiano di oscurare le questioni ambientali, alimentando ulteriori timori tra gli attivisti.

A complicare il quadro, l’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti, con la promessa di nuovi dazi, e la politica industriale aggressiva della Cina. Entrambi rappresentano sfide significative per l’economia europea, che von der Leyen dovrà affrontare con misure difensive già predisposte durante il suo primo mandato.

L’impressione generale è che l’economia sarà al centro del programma, mentre l’attenzione alla sostenibilità potrebbe essere messa in secondo piano, suscitando dubbi sul reale impegno della Commissione verso la transizione ecologica.

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