La simulazione, eseguita con il codice HACC, è stata il frutto di decenni di lavoro. In un primo momento era stato concepito per sistemi petascale. Successivamente, HACC è stato aggiornato per sfruttare la potenza degli attuali supercomputer exascale. Tali ottimizzazioni hanno permesso al codice di evolversi. Quest’ultimo ora è in grado di elaborare calcoli quasi 300volte più veloci. Dettaglio che ha permesso di simulare l’evoluzione dell’universo. Il tutto con un livello di dettaglio mai visto prima.
Uno degli obiettivi del progetto è comprendere meglio la complessa interazione tra materia oscura
e materia atomica. L’universo, infatti, è composto per la maggior parte dalla prima. Quest’ultima non emette né assorbe luce, ma interagisce gravitazionalmente. Per modellare accuratamente il cosmo, gli scienziati hanno dovuto simulare sia tale componente misteriosa sia la materia visibile. Includendo fenomeni come la formazione di stelle, galassie e buchi neri. Il risultato è stato una simulazione in grado di competere, per dimensioni e precisione, con i dati dei telescopi più avanzati.Il successo di Frontier in questo ambito non è un caso isolato. Negli anni recenti, il supercomputer ha svolto un ruolo fondamentale in diverse scoperte scientifiche. Come la modellazione di molecole a livello atomico e lo studio delle proprietà estreme del diamante. La simulazione dell’universo realizzata con Frontier segna un punto di svolta. Quest’ultima suggerisce che i supercomputer del futuro, ancora più potenti, potrebbero portare a riscrivere ciò che pensiamo di sapere sul cosmo.