Sono in netto aumento le persone che ad oggi si servono dell’intelligenza artificiale sia per il lavoro che per pura ricreazione. Il colosso assoluto in questo mondo è certamente OpenAI, creatore del modello ChatGPT. Oltre alle tante novità di cui si è parlato in questi ultimi mesi, ora l’AI è finita suo malgrado al centro di una causa legale che starebbe avendo luogo in Canada.
A far partire la questione sono state cinque importanti organizzazioni di notizie canadesi. Tra queste ecco anche gli autorevoli nomi di The Globe and Mail, CBC/Radio-Canada e Postmedia. L’accusa che hanno mosso in congiunta è stata quella di violazione delle leggi sul copyright. OpenAI avrebbe infatti utilizzato alcuni loro articoli al fine di addestrare i vari modelli di ChatGPT.
La richiesta in seguito alla denuncia che è stata depositata circa cinque giorni fa è davvero esosa. L’accusa infatti chiede 20.000 dollari canadesi (circa 14.300 dollari USA) per ogni articolo utilizzato senza autorizzazione. Nel caso in cui tutto dovesse essere confermato dunque si arriverebbe ad un risarcimento pari a miliardi di dollari.
OpenAI va in causa: le accuse e le richieste
Sono tre principalmente le accuse che sono state mosse dai gruppi editoriali nominati nel paragrafo precedente. Questi infatti sostengono che OpenAI abbia utilizzato articoli senza permesso per addestrare ChatGPT e violato i termini d’uso dei loro siti web.
Le richieste legali che l’azienda dovrà fronteggiare sono davvero alte. Innanzitutto queste includono un risarcimento per i danni subiti, ma non finisce qui. La richiesta riguarda anche una quota dei profitti generati da OpenAI attraverso l’uso dei loro contenuti e infine un ordine del tribunale per impedire ulteriori utilizzi non autorizzati.
La difesa di OpenAI
OpenAI si difende sostenendo che i suoi modelli sono addestrati su dati disponibili pubblicamente, rispettando i principi di “fair use” e copyright internazionale. Tuttavia, queste giustificazioni non sembrano placare le critiche.
Questa causa si aggiunge a una lista crescente di azioni legali contro OpenAI e altre aziende tech. Negli Stati Uniti, The New York Times e altre testate hanno intentato cause simili. Anche l’Unione Europea sta investigando sull’uso dei dati per l’addestramento di modelli AI, con Elon Musk e Meta già sotto osservazione.
Questa vicenda evidenzia un tema cruciale: come bilanciare l’innovazione con il rispetto per i diritti d’autore. Con l’aumento delle preoccupazioni globali, è chiaro che una regolamentazione più severa sarà inevitabile. La decisione canadese potrebbe rappresentare un precedente importante per il futuro dell’intelligenza artificiale e del copyright.