Tutto ha avuto inizio con la pubblicazione di alcune graduatorie. Quest’ultime contenevano nomi, cognomi, date di nascita e dati sensibili dei partecipanti al concorso. Ciò non solo compromette la dignità dei soggetti coinvolti. Mette anche in evidenza una problematica più estesa. Ovvero la difficoltà di utilizzare sistemi pubblici senza però compromettere la privacy.
Quando vengono caricati sul web, i dati possono essere indicizzati dai motori di ricerca. Ciò li rende accessibili per anni. A tal proposito, è chiaro che la normativa di riferimento
, spesso risalente a decenni fa, non è più sufficiente. Soprattutto nei casi in cui bisogna affrontare le complessità del digitale. Per tale motivo è necessario intervenire con opzioni all’avanguardia.Per evitare simili situazioni in futuro, è necessario un duplice intervento. Da un lato, occorre aggiornare le normative di settore, allineandole al Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR). Dall’altro, le amministrazioni devono adottare procedure interne più rigorose. Quest’ultime devono prevedere la selezione e l’anonimizzazione dei dati prima della loro pubblicazione online. La formazione del personale e l’adozione di tecnologie sicure possono inoltre contribuire a minimizzare i rischi.
L’episodio che ha coinvolto l’INPS non è solo un fatto isolato. Si tratta di un avvertimento per tutte le istituzioni. La transizione digitale è importante. Quest’ultima però deve concretizzarsi tutelando sempre i diritti fondamentali. Per riuscire in tale scopo bisogna prestare attenzione alla trasparenza e alla privacy.