Il Consiglio regionale della Sardegna ha recentemente approvato il disegno di legge n. 45/A, che limita in modo significativo le aree idonee per la realizzazione di impianti di energia rinnovabile. Con questo atto, la presidente Alessandra Todde ha dichiarato che la Regione si pone come un modello di tutela e pianificazione del territorio.
Il testo della legge stabilisce una lunga lista di aree escluse da eventuali impianti, tra cui parchi naturali, riserve e zone di rilevante interesse naturalistico, nonché territori a vincoli idrogeologici o paesaggistici. Le aree interessate da coltivazioni arboree certificate o da siti Unesco, così come quelle destinate a pascolo o a uso residenziale, rientrano anche tra quelle interdette. Questo intervento vuole proteggere il paesaggio e la biodiversità, ma allo stesso tempo ha sollevato diverse critiche, con alcune voci contrarie che hanno contestato la limitazione della possibilità di sviluppare energie rinnovabili.
Nella stessa giornata, il parlamento regionale ha approvato due ordini del giorno in linea con questa strategia. Il primo riguarda l’introduzione di un’imposta sugli impianti di produzione di energia rinnovabile, mentre il secondo enfatizza la necessità di adottare le normative per una maggiore protezione del paesaggio sardo. Inoltre, è stata proposta la creazione di una commissione speciale per affrontare le questioni legate all’energia.
Sul fronte energetico, l’obiettivo dichiarato è ridurre i costi per i cittadini sardi, ma le modalità per raggiungere questo traguardo restano ancora in fase di definizione. Il nuovo piano energetico è in lavorazione, mentre le energie rinnovabili di grande taglia sono escluse. La presidente Todde ha sottolineato che la legge prevede anche investimenti significativi per le comunità energetiche e incentivi per impianti fotovoltaici e accumuli di energia.
Nonostante le proteste, sia dentro che fuori il Consiglio, c’è la possibilità che il quadro normativo nazionale cambi, costringendo la Regione a rivedere alcune disposizioni, in particolare con l’introduzione di “zone di accelerazione” per gli impianti di energia rinnovabile. La sfida ora è trovare un equilibrio tra le normative nazionali e quelle regionali.