Tra i produttori meglio posizionati figurano Mercedes (51 punti su 90) e Tesla (49 punti su 90). A seguire ci sono Stellantis, BMW, Ford e Volkswagen. Tutte suddette aziende hanno mostrato progressi, ma restano comunque lontane dal soddisfare gli standard necessari. Al polo opposto della classifica c’è BYD con solo 11 punti.
L’estrazione di minerali per batterie è spesso associata a sfratti forzati e lavoro minorile. Ciò insieme ad una crescente devastazione ambientale. Secondo Agnès Callamard, segretario generale di Amnesty International, tali condizioni sono una seria problematica. Anche se ci sono alcuni progressi, l’indagine dimostra che l’industria automobilistica deve ancora assumersi la responsabilità delle proprie catene di approvvigionamento
.Gli sforzi per tracciare l’origine dei materiali e garantire standard etici sono ancora deboli. È necessario che i produttori migliorino i loro protocolli. Inoltre, devono anche collaborare attivamente con organizzazioni locali, governi e ONG. Solo in tal modo sarà possibile affrontare il problema.
Oltre a investire in soluzioni tecnologiche, le aziende devono garantire che ogni fase sia controllata e trasparente. Le certificazioni indipendenti, l’adozione di standard internazionali e la cooperazione con stakeholder locali sono strumenti essenziali. Sono quest’ultimi a contribuire alla costruzione di un mercato effettivamente sostenibile. Se la transizione energetica non sarà accompagnata da un impegno reale verso i diritti umani, il rischio è di perpetuare nuove forme di disuguaglianza in nome di un progresso che dovrebbe invece beneficiare tutti.