L’industria automobilistica cinese ha ormai assunto una posizione dominante nel mercato globale delle auto elettriche e ibride plug-in. Secondo dati della China Passenger Car Association, ad ottobre il 76% delle vendite globali di veicoli a nuova energia è avvenuto in Cina. È un risultato che evidenzia il vantaggio tecnologico e industriale accumulato dal paese rispetto a Europa e Stati Uniti. Tra gennaio e ottobre, dei 14,1 milioni di veicoli venduti globalmente, ben il 69% è stato assorbito dal mercato cinese, lasciando all’Europa e agli USA cifre decisamente inferiori. Questo scenario suggerisce un interrogativo cruciale: come colmare un simile divario?
La risposta non si limita a numeri e strategie interne. Mentre la Cina potenzia gli incentivi all’acquisto, consolidando la domanda interna, i marchi locali come BYD e Xpeng si espandono nei mercati occidentali. Eppure, questa competizione non si gioca solo sulla qualità o sui prezzi: i produttori cinesi sfruttano un ecosistema tecnologico che sembra irraggiungibile per molti rivali internazionali. L’Europa, compresa l’Italia, hanno un’approccio alle auto elettriche totalmente diverso. Da poco, infatti, il Governo Italiano ha esplicato quali saranno i progetti per il Fondo Auto
, il quale non prevede più incentivi all’acquisto. Tale notizia ha ovviamente già generato dibattiti, soprattutto dopo il successo 2024.Per proteggere le proprie industrie, Stati Uniti ed Europa hanno adottato misure protezionistiche. L’UE ha imposto un rincaro del 45,3% sulle auto cinesi, mentre gli USA hanno raddoppiato i prezzi con dazi al 100%, vietando anche il software cinese nelle future generazioni di veicoli elettrici. Ma basteranno i dazi a invertire la tendenza? Nel frattempo, la Cina non rallenta, anzi mette decisamente l’acceleratore. Grazie agli incentivi statali e a un mercato interno ipercompetitivo, i colossi locali continuano a innovare e rafforzare le proprie posizioni, puntando anche all’Occidente. Il futuro dell’industria automobilistica sembra delinearsi sempre più in funzione delle mosse di Pechino. Europa e Stati Uniti riusciranno a tener testa?