Il dibattito sull’introduzione della scansione dei messaggi crittografati per individuare materiale di abuso su minori (CSAM) è tornato al centro della scena politica europea. La proposta, conosciuta come “Chat Control“, prevede che le piattaforme di messaggistica siano obbligate a monitorare automaticamente i contenuti multimediali caricati dagli utenti, utilizzando tecnologie come l’hash-matching per identificare materiali già noti alle forze dell’ordine.
La minaccia nascosta del “Chat Control”
La misura, già oggetto di discussioni in passato, aveva incontrato forti opposizioni. Associazioni per i diritti civili, aziende tecnologiche e attivisti per la privacy avevano criticato le precedenti versioni per l’impatto sulla crittografia end-to-end e per i rischi di falsi positivi, che avrebbero esposto conversazioni private a controlli ingiustificati. La proposta originaria, ancora più radicale, prevedeva il monitoraggio di tutti i messaggi, compresi quelli testuali, attraverso algoritmi avanzati capaci di individuare anche materiale inedito. Questo avrebbe sollevato dubbi legali e morali, trasformando potenzialmente ogni utente in un sospettato.
La nuova versione, apparentemente più moderata, limita il controllo ai contenuti multimediali come immagini, video e link, escludendo i messaggi di testo. Tuttavia, i critici sostengono che il compromesso sia solo apparente. L’implementazione dei filtri necessari potrebbe ancora compromettere la sicurezza della crittografia, esponendo gli utenti a rischi di sorveglianza illegale e attacchi informatici. Inoltre, l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per analizzare i contenuti solleva ulteriori preoccupazioni per la possibilità di segnalazioni erronee, che potrebbero portare a un controllo ingiustificato da parte delle autorità.
Ad ottobre, una votazione prevista in sede di Consiglio era stata rinviata a causa del mancato consenso tra gli Stati membri. Venerdì 6 dicembre, un’altra votazione è stata nuovamente posticipata. Nonostante un crescente supporto da parte di alcuni governi, tra cui Francia, Italia e Portogallo, l’opposizione di Paesi come Finlandia si è rivelata decisiva per bloccare temporaneamente il provvedimento.
La Commissione, tuttavia, non sembra intenzionata a ritirare la proposta. Sebbene gli attivisti per la privacy possano considerare questa una vittoria momentanea, il rischio di una futura approvazione rimane concreto, con implicazioni profonde per la sicurezza digitale e i diritti individuali.