Al momento, uno dei problemi principali è l’inquinamento delle nostre acque. A tal proposito sono richiesti interventi tempestivi e mirati. Al centro di tale problematica vi sono i rifiuti plastici. Si tratta materiali estremamente duraturi. Quest’ultimi, infatti, richiedono moltissimi anni per deteriorarsi. Ciò con conseguenze devastanti per gli organismi che popolano suddette aree.
Aumenta l’inquinamento marino
ENEA insieme al CNR e all’Università della Tuscia ha condotto un interessante studio. Quest’ultimo ha evidenziato l’impatto delle nanoparticelle di polistirene. Si tratta di frammenti di plastica non visibili all’occhio umano per le loro dimensioni. Le ricerche, pubblicate hanno dimostrato che tali particelle possono causare danni cellulari in alcune specie. Come l’orata e la trota iridea. In particolare, le nanoparticelle di 20 nanometri hanno mostrato una maggiore tossicità.
Il danno si manifesta rapidamente: entro 30 minuti dall’esposizione. Le cellule iniziano a subire modificazioni nella struttura e nella funzione. Tra i segni più evidenti si osservano deformazioni delle membrane cellulari e esposizione di molecole chiave sulla superficie esterna. Infine, c’è frammentazione del DNA. Tale processo di degradazione cellulare non è solo preoccupante per la salute degli organismi acquatici. Si tratta di un problema che riguarda l’intero ecosistema colpito dalle conseguenze di tale inquinamento.
Le nanoparticelle plastiche rappresentano una minaccia insidiosa anche per la loro capacità di attraversare barriere biologiche cruciali. Come la barriera intestinale e quella emato–encefalica. I loro effetti, che includono neurotossicità, stress ossidativo e alterazioni genetiche, non sono ancora completamente compresi. I dati raccolti finora a riguardo però lasciano poco spazio a dubbi. È ormai diventato urgente intervenire.
La soluzione più immediata è ridurre l’immissione di plastica nell’ambiente. Inoltre, bisogna incrementare il tasso di riciclo. Quest’ultimo, al momento, è fermo al 9%. Solo attraverso un impegno collettivo e un’azione coordinata sarà possibile proteggere tali ecosistemi e le specie che li abitano dall’aumento incessante dell’inquinamento.