La Luna potrebbe offrire rifugi naturali per i futuri esploratori spaziali, aprendo nuove prospettive per la colonizzazione del satellite. Un team internazionale di ricercatori ha individuato quella che potrebbe essere la più grande grotta lunare mai scoperta, situata nella regione del Mare della Tranquillità, a circa 400 chilometri dal sito dell’atterraggio dell’Apollo 11.
Lo studio, pubblicato su Nature Astronomy, descrive una struttura sotterranea impressionante. L’ingresso, largo 55 metri, conduce a un tunnel che si estende per oltre 100 metri sotto la superficie, con pareti profonde fino a 75 metri. Gli scienziati ritengono che questa formazione sia il risultato di antichi flussi di lava solidificati, che hanno creato un tunnel naturale.
La scoperta è stata resa possibile grazie ai dati raccolti dal radar Mini-RF, a bordo del Lunar Reconnaissance Orbiter della NASA. Sebbene le informazioni fossero state inizialmente acquisite nel 2010, nuove tecniche di analisi hanno permesso di esaminare la cavità in dettaglio, rivelandone le straordinarie dimensioni e potenzialità.
Queste grotte lunari potrebbero avere un ruolo cruciale nell’esplorazione spaziale. Offrendo temperature stabili e protezione da radiazioni e meteoriti, rappresentano un’opportunità per insediamenti umani sicuri. Inoltre, potrebbero celare risorse fondamentali come ghiaccio d’acqua e sostanze volatili, indispensabili per il sostentamento degli astronauti e la produzione di carburante per i viaggi di ritorno.
Le grotte lunari non sono solo rifugi, ma anche una miniera di informazioni scientifiche. Le rocce presenti al loro interno potrebbero conservare tracce della formazione del satellite, avvenuta circa 4,5 miliardi di anni fa, e fornire indizi preziosi sulla storia primitiva della Terra.
L’ESA sta già lavorando per esplorare queste strutture. Nel 2020 ha avviato lo studio SySNova per sviluppare tecnologie innovative dedicate e, parallelamente, continua a formare astronauti attraverso il programma CAVES, che simula l’esplorazione di ambienti sotterranei complessi.
Tuttavia, i tempi dell’esplorazione lunare subiscono rallentamenti. La NASA ha annunciato che Artemis II, la missione che porterà di nuovo l’uomo sulla Luna, slitterà al 2026, posticipando di un anno il ritorno sul satellite naturale.