La Northvolt era stata accolta come una promessa per un futuro energetico più autonomo. Con un focus sulla produzione di batterie ad alta densità energetica e sostenibili, aveva stretto partnership strategiche con alcune delle principali case automobilistiche europee. Tra cui ci sono le citate BMW, Porsche e Audi. La perdita di investitori cruciali, tra cui la stessa BMW, ha messo in ginocchio l’azienda. L’annunciato fallimento non coinvolge solo Northvolt.
Il caso della nuova Porsche 718 elettrica è emblematico. Suddetto modello, atteso per la fine del prossimo anno, doveva essere una pietra miliare. Le batterie sviluppate da Northvolt, progettate per garantire alta densità energetica in uno spazio compatto, erano fondamentali per mantenere le prestazioni dinamiche senza compromettere il design iconico. Con la bancarotta della Northvolt, il progetto rischia ritardi significativi
o una
revisione completa. Eventualità che potrebbe portare ad un compromesso sulle
prestazioni o un aumento dei
costi.
Anche Audi, anche se meno esposta rispetto a Porsche, potrebbe affrontare complicazioni. Modelli come l’A6 e-tron, basati sulla piattaforma PPE, potrebbero subire modifiche nella catena di approvvigionamento. Situazione che potrebbe causare anche qui ritardi e incrementi di costo.
La vicenda evidenzia la fragilità dell’ecosistema industriale europeo nella transizione verso l’elettrico. Affidarsi a fornitori globali, in particolare cinesi, sembra al momento inevitabile, ma solleva interrogativi sulla sostenibilità a lungo termine di tale dipendenza. La crisi della Northvolt potrebbe essere un campanello d’allarme per accelerare investimenti strategici e politiche di supporto che rafforzino l’autonomia europea.