Se gli utenti al giorno d’oggi durante le loro sessioni di gioco possono godere di una grafica con un’illuminazione a dir poco perfetta e realistica lo devono nello specifico a Valve, la nota azienda che all’epoca si occupò della produzione del famosissimo titolo Half life 2 è anche la responsabile dell’innovazione inerente la tecnologia di illuminazione presente all’interno dei videogiochi, resasi necessaria proprio durante lo sviluppo del titolo in questione.

 

Algoritmo da rifare da zero

Queste informazioni ci arrivano in concomitanza del 20º anniversario del videogioco che ha visto l’arrivo di un contenuto speciale per i video giocatori abbinato anche a un paio di ore di documentario legate allo sviluppo del videogioco, all’interno di questo documentario possiamo vedere il team di sviluppo guidato da Viktor Antonov, all’interno del quale spiccava Ken Birdwell, laureato all’accademia di belle arti e appassionato di fotografia e illuminazione.

Quest’ultimo si rese presto conto di un’incompatibilità legata alla gestione dei bit che contenevano le informazioni inerenti la luminosità, quest’ultima infatti veniva elaborata dai professori grafici in modo lineare, in parole povere un pixel a 8 bit con intensità 128 veniva visualizzato a schermo con un’intensità luminosa pari al 50%, l’occhio umano però non percepisce le variazioni di luminosità in modo lineare al punto che la medesima quantità di informazione rappresenta una luminosità del 22%, questo poiché l’occhio umano è più sensibile alle sfumature di luminosità nella gamma scura piuttosto che nella gamma chiara.

Di conseguenza per ottenere un risultato ottimale era necessario che anche i processori grafici elaborassero la luce in modo non lineare ma seguendo delle specifiche equazioni matematiche di gestione della luminosità, lo sviluppatore fu dunque obbligato a contattare i produttori di chip per convincerli a riprogettare i propri processori e tale impegno richiede la bellezza di due anni di convincimento, cosa che tra l’altro non venne presa bene dai colossi della tecnologia, dal momento che questi ultimi presero tale novità come un colpo al loro orgoglio poiché dimostrava che i loro prodotti erano in un certo qual modo difettosi.

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