Secondo lo studio, il 48% degli individui in Italia ha dichiarato di possedere o di aver posseduto criptovalute (21%). O di essere interessato a investirvi nei prossimi 12 mesi (27%). Tali numeri indicano una crescita significativa rispetto agli anni passati. Suddetta tendenza è stata trainata principalmente dalla curiosità (31%) e dalla volontà di diversificare il portafoglio (14%). Eppure, solo l’11% della popolazione detiene criptovalute. Con una prevalenza tra i giovani. Soprattutto individui con età tra i 18 e i 34anni.
Il crescente interesse non eliminale i numerosi timori di molti italiani. La volatilità del mercato è percepita come il principale ostacolo (60%). Seguita dal timore di truffe (54%). E dall’incertezza generale su come approcciarsi al settore (41%). La confusione sul funzionamento delle tecnologie alla base delle criptovalute. Come la blockchain, contribuisce ad alimentare tale diffidenza. Solo il 49% degli italiani dichiara di sapere cosa siano effettivamente le criptovalute. Mentre il restante ha una conoscenza che può essere definita approssimativa.
Allo stesso tempo, emergono temi collaterali come blockchain e NFT. Solo il 28% degli italiani si fida delle modalità di gestione dei dati personali nel Web3. Mentre il 37% associa le criptovalute a un impatto negativo sull’ambiente. Per quanto riguarda gli NFT, sebbene il 25% li conosca, la loro adozione resta limitata.
Sembra dunque che l’Italia si trova in una fase di transizione. Il potenziale per una maggiore adozione delle criptovalute è evidente. Così come per le tecnologia correlate. È però evidente che serve un lavoro mirato di educazione e sensibilizzazione per superare le barriere culturali. In tal modo sarà possibile costruire fiducia in questo settore emergente.