Trent’anni dopo, il ricercatore Ken Shirriff ha riportato sotto i riflettori tale vicenda. Nello specifico ha identificato con precisione i transistor mancanti attraverso un’analisi microscopica del Pentium. La sua ricerca ha rivelato dettagli finora sconosciuti. Come la presenza di sedici punti dati mancanti nella tabella. Di cui undici fortunatamente non influivano sui calcoli. La sua indagine non solo conferma le deduzioni dei matematici dell’epoca, ma getta nuova luce sull’importanza della progettazione accurata
dei microprocessori.Il Pentium originale, con i suoi 3,1 milioni di transistor costruiti su un processo a 800 nanometri, rappresentava un prodigio tecnologico per il 1994. Integrava l’algoritmo SRT per la divisione, un sistema innovativo che aumentava significativamente le prestazioni rispetto ai chip precedenti. Eppure, l’esigenza di comprimere una tabella di valori matematici sul die portò all’errore che, anche se raro, aveva implicazioni potenzialmente critiche.
La gestione del bug da parte di Intel fu inizialmente cauta. L’azienda minimizzò il problema. Eppure, IBM sospese le vendite dei Pentium. Ciò insieme al crescente dibattito pubblico costrinsero Intel a intraprendere il richiamo massiccio dei processori. La storia del bug FDIV rimane un monito sull’importanza della verifica indipendente. Oltre che sulla responsabilità aziendale in un’industria dove anche un piccolo errore può avere ripercussioni globali.