Il disegno di legge in discussione, parte di un più ampio piano di revisione delle politiche militari americane, si riferisce alle agenzie di sicurezza nazionale. Quest’ultime devono valutare, entro un anno, i potenziali rischi rappresentati dai droni cinesi. Inoltre, il documento prevede anche una clausola rigida. In assenza di una valutazione completa entro i tempi previsti, i produttori verranno automaticamente inseriti nella “Covered List” della Federal Communications Commission (FCC). Limitandone così, in modo drastico, la capacità di operare negli Stati Uniti. Una mossa che, se approvata, colpirebbe duramente DJI, attualmente leader del mercato americano con oltre il 50
% delle vendite.Il contesto è ulteriormente complicato dalla recente decisione del Dipartimento della Difesa di includere DJI in una lista di aziende presumibilmente collegate all’esercito cinese. Un’accusa che l’azienda ha contestato con forza attraverso vie legali. DJI sostiene di essere impegnata da anni nel garantire la sicurezza dei propri dispositivi, sottoponendo i droni a rigorosi audit indipendenti. Ciò implementando anche controlli avanzati sulla privacy degli utenti. Eppure, tali misure non sembrano placare i timori delle autorità americane.
La questione dei droni non rappresenta solo una sfida per DJI. Si tratta anche di un ulteriore segnale della crescente competizione. Le due nazioni concorrono sia a livello geopolitico che tecnologico. Se la legge venisse approvata, le ripercussioni potrebbero essere significative. Ciò non solo per il mercato dei droni, ma anche per l’intera industria tecnologica. Evidenziando così un cambiamento nell’approccio americano alla dipendenza da tecnologie straniere.