Il problema dei batteri resistenti ai farmaci è già una questione grave, con circa un milione di decessi all’anno attribuiti a infezioni difficili da trattare. Ma ora si affaccia una nuova minaccia, ancora teorica ma altrettanto inquietante: i batteri specchio. Si tratta di microrganismi sintetici con una struttura molecolare speculare rispetto ai batteri naturali, e questa particolarità potrebbe renderli invisibili al sistema immunitario di esseri umani e animali.
Il rischio concreto dei batteri specchio
Un gruppo di 38 scienziati ha deciso di lanciare un appello per fermare le ricerche su questi organismi, sottolineando i rischi potenziali per la salute globale e l’ambiente. Il timore principale è che, qualora sfuggissero al controllo, questi batteri possano diffondersi negli ecosistemi in modi imprevedibili. Non solo potrebbero superare le difese immunitarie, ma eluderebbero anche i loro predatori naturali, come virus e protisti, creando una situazione difficile da gestire. Questo significherebbe esporre piante, animali e persone a infezioni costanti, senza strumenti adeguati per contrastarle.
L’idea alla base della ricerca sui batteri specchio era inizialmente promettente. Grazie alla loro struttura unica, avrebbero potuto diventare strumenti utilissimi per sviluppare farmaci innovativi, più efficaci contro malattie croniche e difficili da trattare. Tuttavia, i rischi legati alla loro creazione stanno iniziando a pesare più dei potenziali benefici. Secondo gli scienziati, al momento non esistono prove sufficienti per garantire che questi microrganismi possano essere sviluppati e utilizzati in sicurezza.
In un rapporto tecnico di 300 pagine, pubblicato su Science, gli esperti propongono di bloccare questo tipo di ricerca almeno fino a quando non si troveranno modi sicuri per gestire la creazione e il contenimento di organismi così complessi. Intanto, si fa strada l’idea di un dibattito pubblico, con eventi programmati per il 2025, per discutere le implicazioni etiche e pratiche della vita “specchio”.
La questione non riguarda solo il futuro della biotecnologia, ma anche la capacità dell’uomo di prevenire rischi che potrebbero rivelarsi devastanti per il pianeta.