Vangelis Stykas, ricercatore greco, ha lanciato l’allarme. L’esperto di cybersicurezza ha dimostrato come sia possibile hackerare i pannelli solari connessi. Con strumenti relativamente semplici, Stykas è riuscito a bypassare i firewall di numerosi dispositivi. In tal modo ha sottolineato la fragilità di tale tecnologia. Se sfruttata su larga scala, una simile vulnerabilità potrebbe causare blackout di vaste proporzioni. Con ripercussioni devastanti non solo sull’economia, ma anche sulla sicurezza pubblica.
A conferma di ciò arrivano le proiezioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Secondo quanto dichiarato, entro il 2030, circa 100milioni di famiglie
faranno affidamento ai pannelli solari. L’Unione Europea, che spinge sempre di più verso la transizione ecologica, ha già registrato un aumento degli attacchi informatici. Nel dettaglio, solo nel 2023, sono stati oltre 200 gli episodi segnalati.Le motivazioni dietro tali attacchi sono molteplici. Estorsioni economiche, manipolazione dei mercati energetici e, in alcuni casi, veri e propri atti di guerra cibernetica. Per rispondere a suddetta minaccia, la NATO ha avviato esercitazioni specifiche sui sistemi di energia rinnovabile. Ciò evidenzia come la sicurezza informatica sia ormai una componente essenziale per la resilienza energetica. Eppure, il problema si aggrava con la crescente pressione sui produttori per soddisfare la domanda. Tale dettaglio porta spesso a trascurare gli standard di sicurezza. L’Unione Europea sta intervenendo per rafforzare la normativa. In tal modo punta a proteggere i dispositivi solari. Sono interventi utili, ma bisogna velocizzarne l’attivazione. Senza un’azione coordinata e tempestiva, il rischio è che tali vulnerabilità possano compromettere la fiducia nelle energie rinnovabili.