Meta
Meta

Meta, la società madre di Facebook, ha ricevuto una multa record per la violazione delle normative sulla privacy legate allo scandalo Cambridge Analytics. L’Autorità per la protezione dei dati irlandese ha inflitto a Meta una sanzione di 1,3 miliardi di euro, la più alta mai applicata in Europa per violazioni del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR).

La multa record per Meta e le violazioni del GDPR

La decisione arriva dopo un lungo processo investigativo che ha rivelato come i dati personali di milioni di utenti siano stati indebitamente condivisi con Cambridge Analytics, una società di consulenza politica. Secondo le autorità, Meta non ha protetto adeguatamente i dati sensibili degli utenti, violando i principi di trasparenza, sicurezza e consenso previsti dal GDPR.

Il caso Cambridge Analytica è emerso nel 2018, quando si è scoperto che i dati di circa 87 milioni di utenti di Facebook erano stati raccolti senza il loro consenso e utilizzati per fini politici. La violazione ha suscitato un’ondata di critiche nei confronti di Meta e ha sollevato interrogativi sull’uso delle informazioni personali a scopi pubblicitari e politici.

L’indagine ha stabilito che Meta non ha rispettato il diritto alla privacy degli utenti, non informando adeguatamente gli stessi su come venivano trattati i loro dati. La multa è stata decisa anche in base al numero di utenti coinvolti e alla gravità delle violazioni.

Non di meno, la compgnia ha annunciato che impugnerà la decisione e che farà ricorso contro la multa, sostenendo che i dati in questione sono stati gestiti in conformità con le leggi. Nonostante il ricorso, la sanzione rimane un segnale forte per tutte le aziende che operano nell’UE, mettendo in evidenza l’importanza di rispettare le leggi sulla privacy e la protezione dei dati.

La multa inflitta a Meta rappresenta una nuova tappa nel lungo cammino verso una maggiore protezione della privacy online. Se confermata, la sanzione diventerà un punto di riferimento importante per l’industria tecnologica. La vicenda solleva ulteriori interrogativi sul controllo e sulla gestione dei dati personali in un mondo sempre più digitale.

Articolo precedenteWear OS: Wi-Fi e carte di pagamento digitali nei nuovi aggiornamenti
Articolo successivoSamsung Galaxy S25: emersi nuovi dettagli