Immaginate di mandare nello spazio delle cellule cerebrali e al loro ritorno di scoprire che sono cresciute diversamente da come crescono sulla Terra. In pratica è accaduto proprio questo, con dei pacchetti di cellule cerebrali ricavate da cellule staminali che sono finite nello spazio per via di uno studio condotto in questi mesi. A quanto pare ad influire è stata la microgravità.
Stando a quanto riferito da Jeanne Loring, direttrice del Center for Regenerative Medicine di Scripps, i risultati sono stati eccezionali. Le cellule infatti sono sopravvissute nello spazio e si sono evolute in maniera nettamente diversa fornendo un punto di partenza per nuovi studi verso le malattie che colpiscono il cervello.
Le cellule cerebrali nello spazio migliorano: partono i test
Da quanto si evince, lo spazio fa bene alle cellule cerebrali. La ricerca è stata svolta dagli scienziati dello Scripps Research Institute.
Sono stati inviati presso la stazione ISS delle cellule cerebrali ricavate da cellule staminali per un test ben preciso. È proprio così che è avvenuto l’esperimento.
Le cellule, preparate nei laboratori della Kennedy Space Station, sono state inviate sulla ISS all’interno di speciali incubatrici in miniatura. Gli organoidi includevano Neuroni corticali e dopaminergici, spesso danneggiati da patologie come Parkinson e sclerosi multipla, e Microglia, cellule immunitarie cerebrali utili per studiare i processi infiammatori.
Al rientro degli organoidi sulla Terra, gli scienziati hanno fatto un rapido confronto con quelli che erano rimasti nei laboratori. A quanto pare è venuta fuori una minore attività dei geni associati a stress e infiammazione ed anche un maggiore sviluppo verso la maturità cellulare, con una ridotta proliferazione.
Secondo quanto riscontrato dunque l’ambiente spaziale è in grado di mettere in condizione le cellule di replicare in maniera fedele il processo naturale del cervello umano. Questo non avviene invece nei laboratori tradizionali.