La fine del motore VR-6 segna un momento storico per Volkswagen e l’intera industria automobilistica. Dopo 34 anni di onorato servizio, l’ultimo esemplare è stato prodotto il 12 dicembre 2024 in Cina. Luogo dove continuava a essere montato su modelli come la Talagon e l’Audi Q6 a benzina. Questo propulsore, presentato al Salone di Ginevra del 1991 con la terza generazione della Golf, è diventato sinonimo di innovazione tecnica. In quanto offee una configurazione a sei cilindri unica nel suo genere. Grazie alla sua architettura a V stretta, il VR-6 ha saputo combinare potenza e compattezza. Una soluzione ideale per le vetture con trazione anteriore.
Volkswagen ha montato questo motore su una vasta tipologia di modelli. Dalla Passat alla Beetle, fino a prestigiosi marchi come Porsche e Audi. Ma non solo. Il VR-6 è stato utilizzato anche da produttori esterni come Ford e Mercedes. Nel corso della sua vita, ne sono stati prodotti quasi 1,87 milioni di unità. Proprio come confermato da Andreas G. Schleith, portavoce del gruppo. L’evoluzione tecnologica
però , con l’arrivo di motori turbo a quattro cilindri più efficienti, ha segnato il declino di questa tecnologia. Il VR-6, pur essendo un simbolo di ingegnosità, non poteva competere con la riduzione di consumi e le emissioni garantite dalle nuove soluzioni.Il VR-6 non è stato solo un motore di serie, ma anche una base per esperimenti di alto livello. Nel 2009, Volkswagen ha sviluppato un prototipo di Golf sesta serie dotato di un VR-6-turbo da 3.2 litri, capace di erogare ben 463 cavalli. La longevità del progetto ha permesso di derivare architetture come il W12, utilizzato da Bentley. Oltre che il W16, cuore pulsante delle Bugatti Veyron e Chiron.
L’eredità del VR-6, però, non è solo tecnica. Questo motore ha rappresentato un’epoca in cui potenza e innovazione si univano in spazi ridotti. Oggi, il mondo si muove verso tecnologie più sostenibili, ma il VR6 resta comunque un simbolo di ciò che ha reso grande Volkswagen.