Uno degli aspetti principali emersi riguarda la mancanza di una base giuridica chiara per l’uso dei dati personali da parte di OpenAI. Cil include non solo i dati forniti consapevolmente dagli utenti, ma anche informazioni raccolte attraverso altre fonti, utilizzate per addestrare ChatGPT.
Tale pratica, se non regolamentata, rischia di ridurre la fiducia del pubblico. In particolare in un contesto in cui l’AI si presenta come una forza trainante per il progresso. Soprattutto in settori critici come sanità, istruzione e comunicazione
.L’obbligo imposto a OpenAI di avviare una campagna informativa rappresenta un passo importante. Tale strategia punta ad una maggiore consapevolezza pubblica. Resta però da capire se tale misura sarà sufficiente. Il loro obiettivo è colmare la distanza tra complessità tecnologica e la loro comprensione. L’educazione sui diritti previsti dal GDPR, come la rettifica o la cancellazione dei dati, diventa cruciale. In tal modo sarà possibile garantire un controllo effettivo sulle proprie informazioni.
La reazione di OpenAI apre un dibattito più ampio. L’azienda AI, infatti, contesta la proporzionalità della multa e le sue implicazioni per l’innovazione in Italia. È possibile promuovere lo sviluppo senza correre rischi per i diritti fondamentali? La risposta potrebbe risiedere in una collaborazione più stretta tra regolatori e sviluppatori di AI. Tale partnership potrebbe aiutare a costruire un futuro in cui innovazione e rispetto della privacy coesistano armoniosamente. Non resta che attendere per scoprire come evolverà la questione con OpenAI.