Qualcomm Il lungo e complesso processo legale tra Arm e Qualcomm ha finalmente visto la sua conclusione con il verdetto di non colpevolezza per quest’ultima. Nonostante si è arrivati ad una conclusione, la giuria non è stata completamente unanime. In particolare, si fa riferimento al giudizio riguardante la presunta violazione dei termini di licenza da parte di Nuvia. Una delle sussidiarie di Qualcomm. Anche se l’azienda ha ottenuto un risultato favorevole, la disputa non è chiusa. Arm, infatti, ha annunciato l’intenzione di chiedere un nuovo processo. L’azienda sostiene che ci siano ancora aspetti non chiariti e che la giuria non abbia raggiunto un consenso completo.

Qualcomm vince la causa: è davvero finita?

Il processo nasce da un’accusa da parte di Arm secondo cui l’azienda avrebbe violato gli accordi di licenza relativi alla tecnologia Arm, utilizzando i core generici sviluppati da Nuvia nei suoi processori Snapdragon Elite. Arm afferma che tale tecnologia era destinata esclusivamente a processori per data center, con licenze differenti rispetto a quelle applicate ai chip per dispositivi mobili. Qualcomm, dal canto suo, difende la propria posizione sostenendo che la licenza già esistente copre anche le tecnologie sviluppate dalle sue sussidiarie.

Un elemento cruciale è stata la testimonianza di Gerard Williams III, il principale sviluppatore dei core Oryon di Nuvia. Quest’ultimo ha confermato che meno dell’1% della tecnologia di tali core proviene da Arm. Suddetta dichiarazione ha avuto un peso significativo, supportando l’idea che i processori Snapdragon X siano conformi agli accordi di licenza.

Le implicazioni del caso potrebbero essere enormi. Se Qualcomm dovesse prevalere definitivamente, potrebbe continuare lo sviluppo e la commercializzazione dei suoi chip Snapdragon X con i core Oryon. Un eventuale successo di Arm, invece, potrebbe limitare l’utilizzo di tecnologie acquisite. Nonostante la sentenza, dunque, il processo è ben lontano dalla sua reale conclusione. Non resta che aspettare per conoscere i prossimi sviluppi.

Articolo precedenteChrome: “red flag” individuate dal browser
Articolo successivoUnieuro e Dyson: PREZZI IMBATTIBILI per la più grande innovazione