La vicenda ha scosso il Paese. Inoltre, ha sollevato numerosi interrogativi. In particolare sulla responsabilità delle piattaforme e sulla capacità della società di proteggere i suoi membri più vulnerabili. Nel presentare il divieto, il Primo Ministro Rama ha definito i social media come strumenti di alienazione e violenza. Inoltre, ha accusato TikTok di promuovere atteggiamenti pericolosi. Il provvedimento è stato elaborato in collaborazione con educatori e genitori. Ciò riflette il consenso generale sulla necessità di un’azione immediata.
La decisione si inserisce in un contesto internazionale. Molti Paesi stanno rivalutando l’impatto delle piattaforme digitali sui giovani. Restrizioni simili sono state adottate in altre nazioni, anche se la portata del divieto albanese rimane unica. Francia e Belgio, ad esempio, hanno introdotto limiti all’accesso per i minori. Mentre l’Australia ha imposto un divieto totale per gli under16. Allo stesso tempo, negli Stati Uniti, TikTok è al centro di una battaglia legale. Quest’ultima coinvolge accuse di spionaggio derivate da problemi per la sicurezza nazionale. Tali sviluppi mettono in evidenza quanto il tema sia complesso e urgente.
La decisione di Rama potrebbe fungere da esempio. Altri governi, infatti, potrebbero considerare misure analoghe per affrontare il problema della sicurezza online. In suddetti casi, però, il rischio è che simili interventi possano limitare la libertà di espressione. O anche alienare i giovani senza risolvere i problemi alla radice. La sfida, per l’Albania e gli altri Paesi, sarà trovare un equilibrio tra protezione e libertà.