Il reattore nucleare EPR di Flamanville è entrato in funzione, un passo importante per la Francia nonostante costi e sfide.

Le energie rinnovabili, come il solare e l’eolico, sono senza dubbio in crescita e stanno diventando sempre più centrali nel nostro mix energetico. Però, purtroppo, non sono ancora abbastanza per coprire tutto il fabbisogno energetico mondiale. A meno di non accettare grandi sacrifici e limitazioni, è difficile pensare che possano sostituire completamente le fonti tradizionali. Ecco perché molti Paesi, tra cui la Francia, stanno continuando a puntare sul nucleare. Nonostante non sia una fonte rinnovabile, il nucleare ha un grande vantaggio: produce davvero pochissime emissioni di CO₂, il che lo rende una delle soluzioni meno inquinanti per la produzione di energia su larga scala.

 

EPR di Flamanville e la nuova era del nucleare

Un esempio interessante di questa strategia è l’EPR di Flamanville, il reattore nucleare francese che finalmente, dopo anni di ritardi e difficoltà, è stato collegato alla rete elettrica il 21 dicembre 2024. La storia di questo impianto non è stata per niente semplice: per realizzarlo ci sono voluti ben 17 anni di lavori, con ritardi che hanno fatto lievitare i costi in modo impressionante, arrivando a ben 13 miliardi di euro, una cifra quattro volte superiore a quanto inizialmente previsto. Ma alla fine, il reattore è stato acceso, e questa è una grande vittoria per l’industria nucleare del Paese, visto che l’ultimo reattore nucleare in Francia risale a ben 25 anni fa.

L’EPR di Flamanville è uno dei reattori nucleari più potenti del mondo, con una capacità di 1,6 gigawatt. Dopo essere stato collegato alla rete, il reattore dovrà ancora passare attraverso dei test per raggiungere la sua piena capacità, ma si prevede che produrrà circa 14 terawattora di elettricità prima di dover fermarsi per la manutenzione. Questo contribuirà in modo significativo a soddisfare la domanda di energia della Francia, anche se non risolverà tutto il problema da solo.

 

Un problema da non sottovalutare

Ovviamente, il nucleare non è la soluzione ideale per tutti. C’è sempre la questione dei rifiuti radioattivi, che è un problema da gestire con molta attenzione, senza contare i costi altissimi e la complessità nella costruzione degli impianti. Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, la Francia ha già pianificato la costruzione di altri sei reattori. Il presidente Macron ha infatti ribadito l’impegno del Paese nella transizione energetica, pur con tutte le incertezze e i dubbi che circondano questa tecnologia.

In un momento in cui la transizione energetica sta andando un po’ a rilento, il nucleare potrebbe davvero fare la differenza, anche se è una soluzione che rimane sempre un po’ controversa. Sarà interessante vedere come evolverà questa strada nei prossimi anni, tra le difficoltà pratiche e le sfide politiche che ci aspettano.

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