Il metodo è semplice, ma efficace. La GdF ha creato una serie di esche digitali che assomigliano a veri e propri siti pirata. Quest’ultimi, in realtà, sono controllati dalle autorità. Chiunque si registri e fornisca i propri dati personali, pensando di accedere a un servizio economico e illecito, finisce invece direttamente nei database delle forze dell’ordine. Da qui, il passo verso una multa salata, fino a 5.000 euro
, è breve.Con tale approccio, ogni mese, migliaia di utenti vengono individuati e sanzionati. L’obiettivo è scoraggiare ulteriori adesioni al fenomeno. Gli esperti stimano che sanzionare almeno 10.000 utenti al mese potrebbe destabilizzare l’intero sistema. Generando un effetto a cascata che ridurrebbe drasticamente il numero di clienti e i profitti delle reti di pirateria.
Il danno economico causato dal “pezzotto” è impressionante. Solo nel settore calcistico, si registra una perdita pari a circa 300 milioni di euro ogni anno. Questi soldi, sottratti agli operatori legittimi come Sky, Dazn e le società sportive, rallentano l’innovazione. Inoltre, penalizzano gli investimenti e mettono a rischio l’intero ecosistema economico dello streaming calcistico. La repressione del “pezzotto” non è solo una questione di sanzioni. È una battaglia culturale e tecnologica che mira a educare i consumatori sull’importanza di rispettare le regole. Inoltre, punta a smantellare un sistema che prospera a scapito della legalità e dell’etica.