Le previsioni per il 2025 mostrano un leggero calo della temperatura media globale, rispetto all’anno che sta giungendo alla fine almeno. Secondo il MET Office, si stima una media di 1,41°C sopra i livelli pre-industriali. Questa riduzione segue il picco previsto con i numeri del 2024, che sfiorano 1,6°C. Il rallentamento dipende dalla diminuzione dell’intensità del fenomeno El Niño, che ha mietuto letteralmente vittime con le sue temperature intense e la siccità. Anche le politiche di riduzione delle emissioni potrebbero contribuire forse ad un 2025 più “fresco”.
Dal 2020, l’IMO ha infatti limitato lo zolfo nei combustibili marittimi ed ora dovremmo vederne i risultati. Questo ha abbassato l’intensità dell’effetto serra associato all’inquinamento navale. Ovviamente qui si ancora di benefici temporanei. Ce ne vorrà di tempo prima di risolvere il problema del riscaldamento globale. Il calo del 2025 sarà dunque sufficiente per frenare la crisi climatica? Purtroppo no. Gli effetti delle normative e dei fenomeni naturali dimostrano quanto sia complessa questa battaglia. Serve un’azione incisiva per evitare che il superamento della soglia di 1,5°C diventi permanente.
Il 2024 e il peso del riscaldamento globale sul 2025
Il 2024 sarà probabilmente l’anno più caldo mai registrato nella storia umana, non un bel risultato. Le temperature globali sfioreranno il limite critico dell’Accordo di Parigi, con 1,6°C sopra la media pre-industriale, come prima detto. Perché tale negatività? Una risposta semplice ed abbastanza ovvia: l’uomo. Le attività umane continuano a essere la causa principale di questa crescita, impegnato più nell’accrescere la propria ricchezza che nel salvaguardare il Pianeta. Non mancano sì i tentativi di recupero del clima, che proseguiranno nel 2025, ma ancora non è abbastanza.
Il settore dei trasporti è tra i maggiori responsabili. Automobili, trasporti marittimi e aerei emettono enormi quantità di gas serra. Soluzioni innovative, come l’uso di idrogeno, sono tutt’ora studiate ed esplorate, ma non sono ancora diffuse. L’urgenza di ridurre l’uso dei combustibili fossili è evidente. Superare temporaneamente i 1,5°C, sebbene non significhi violare l’accordo, rappresenta un chiaro allarme climatico. È necessario accelerare la transizione energetica, dare la spinta che serve. Il rallentamento del 2025 non deve illudere. Il riscaldamento globale richiede sempre più interventi globali coordinati e misure concrete per limitare le emissioni di CO2. L’azione deve essere rapida e decisa per proteggere il nostro futuro. Ce la faremo? Chissà.