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Particelle di tungsteno: ecco cosa cambia per i reattori

La ricerca sulla fusione nucleare ha fatto passi enormi. Scienziati ed ingegneri di tutto il mondo sono impegnati ogni giorno. Lo scopo è superare le numerose sfide che ostacolano la realizzazione di reattori a fusione pienamente operativi. Uno dei principali problemi è il contenimento del plasma. L’insieme di particelle cariche che, a milioni di gradi, si comporta come un fluido in continua agitazione. Tra i problemi più pressanti c’è il fenomeno degli elettroni ad alta energia, noti anche come elettroni “impazziti“. Quest’ultimi possono causare gravi danni alle strutture interne del reattore. A tal proposito, un recente studio propone una possibile soluzione. Si tratta dell’utilizzo di particelle di tungsteno come scudo protettivo contro suddetti elettroni.

Fucili a tungsteno: ecco come verrebbero usati

L’idea è semplice. Si punta ad iniettare particelle microscopiche di tungsteno direttamente nel plasma. Creando così una barriera temporanea capace di assorbire l’energia degli elettroni ad alta velocità. Il tungsteno, grazie alle sue eccezionali proprietà di resistenza

al calore e alla sua densità, è già un materiale chiave nella costruzione di pareti dei reattori. Eppure, suddetta nuova applicazione potrebbe aprire prospettive del tutto inaspettate.

Le simulazioni effettuate dai ricercatori hanno mostrato risultati promettenti. Le particelle di tungsteno non solo riescono a neutralizzare rapidamente gli elettroni, ma lo fanno in modo efficiente. Ovvero senza interferire con il funzionamento generale del plasma. Inoltre, il tungsteno iniettato rimane nel sistema per un tempo sufficiente a proteggere da più eventi successivi, riducendo la necessità di interventi frequenti e migliorando la continuità operativa del reattore.

Con soluzioni come il “fucile a tungsteno”, il sogno di replicare il potere delle stelle sulla Terra sembra meno distante. Anche se ci siano ancora sfide significative da affrontare, ogni innovazione avvicina sempre di più a un futuro in cui l’energia pulita, sicura e abbondante diventa una realtà concreta. Non resta che attendere l’arrivo di ulteriori aggiornamenti sulla ricerca.

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Pubblicato da
Margareth Galletta