Il punto di partenza sono email apparentemente inviate da colleghi o conoscenti. Quest’ultime sono scritte in modo impeccabile e contenente un riferimento a una recente conversazione. Non c’è alcun errore evidente, nessun dettaglio sospetto. Eppure, potrebbe trattarsi di un attacco orchestrato con maestria grazie all’intelligenza artificiale. Gli strumenti di AI permettono ai cybercriminali di analizzare milioni di dati estratti dai profili social, dalle comunicazioni online e dalle interazioni digitali. Da tali informazioni, le macchine sono in grado di generare messaggi altamente personalizzati.
Il fenomeno non riguarda solo i singoli utenti, ma colpisce duramente anche le aziende. Truffe come il “Business Email Compromise
” sfruttano l’AI per ingannare manager e dipendenti. Le truffe spingono i soggetti a trasferire somme ingenti o a condividere informazioni riservate. Secondo i dati dell’FBI, dal 2013, suddette pratiche hanno causato perdite globali superiori a 50 miliardi di dollari. L’AI non si limita a creare contenuti realistici, ma analizza anche le vulnerabilità nelle catene decisionali. Approfittando di punti deboli nei processi umani o organizzativi.Anche se tali attacchi diventano sempre più complessi, è possibile ugualmente intervenire per tutelarsi. La prevenzione inizia con la consapevolezza. È importante riconoscere ed identificare segnali di pericolo. Verificare sempre l’identità del mittente, utilizzare sistemi di autenticazione a due fattori e adottare soluzioni di sicurezza avanzate. Si tratta di passaggi semplici, ma fondamentali per proteggersi. In un mondo in cui l’AI può essere sia alleata che nemica, il potere di restare informati e prudenti è la migliore difesa.