Un uomo paralizzato è riuscito a pilotare un drone virtuale usando solo il pensiero. Sembra quasi fantascienza, ma è realtà grazie a un’interfaccia cervello-computer (BCI) che ha tradotto i segnali del suo cervello in comandi per muovere il drone. Questo incredibile esperimento, pubblicato su Nature, rappresenta un grande passo avanti per le tecnologie che mirano a restituire indipendenza a chi vive con gravi disabilità motorie.
Come il pensiero può cambiare la vita
Il funzionamento è sorprendente. Il dispositivo, impiantato nel cervello del partecipante, decodifica i segnali neurali legati ai movimenti immaginati delle dita. In pratica, l’uomo ha imparato a pensare a certi movimenti, come piegare o alzare le dita, e questi pensieri generavano segnali elettrici che l’intelligenza artificiale del sistema riusciva a interpretare per pilotare il drone. È stato descritto come simile a suonare uno strumento musicale: piccole variazioni di intensità e movimenti immaginati bastano per dirigere il drone attraverso un percorso.
Questo risultato dimostra quanto siano avanzate le interfacce cervello-computer. Non si tratta più solo di idee sperimentali, ma di tecnologie che iniziano a trovare applicazioni concrete. Le potenzialità sono enormi: queste soluzioni potrebbero consentire a chi è paralizzato di comunicare, controllare dispositivi come computer o sedie a rotelle, e persino utilizzare arti robotici. È un futuro che sembra finalmente alla portata.
Ovviamente, ci sono ancora sfide da superare. Per esempio, il processo di impianto del dispositivo richiede un intervento chirurgico, e i risultati non sono ancora perfetti: l’accuratezza dei comandi mentali è intorno all’80%. Inoltre, per utilizzare il sistema servono alti livelli di concentrazione, e gli effetti a lungo termine sul cervello devono ancora essere compresi appieno.
Nonostante questi limiti, i progressi sono incredibilmente promettenti. Aziende come Blackrock Neurotech e Neuralink stanno già lavorando su tecnologie simili, e il sogno di restituire autonomia a milioni di persone con disabilità motorie sembra più vicino. È solo l’inizio di un percorso che potrebbe rivoluzionare il modo in cui interagiamo con il mondo, trasformando pensieri in azioni.