Tesla fa ricorso contro i dazi che l’Unione Europea ha imposto sulle auto elettriche prodotte in Cina. Sembra alquanto contraddittorio no (dopo l’appoggio dei dazi di Trump? Ma questa è la scelta del magnate dell’azienda. La casa automobilistica di Elon Musk si unisce così a marchi come BMW, BYD, Geely e SAIC nella lotta contro le nuove tariffe doganali. La decisione di Tesla non sorprende in fin dei conti, ma comunque accende i riflettori su un possibile nuovo fronte di conflitto tra Bruxelles e l’imprenditore.
Il caso Tesla è difficile e particolare da analizzare. Le Model 3 prodotte a Shanghai infatti godono di una tariffa doganale inferiore rispetto agli altri produttori. Il 7,8% applicato a Tesla è significativamente più basso del 17,7% che colpisce BYD. Addirittura è inferiore del 35,3% destinato a SAIC. Come mai questa disparità? Il ricorso depositato dal colosso statunitense presso la Corte di giustizia dell’UE potrebbe portare a una riconsiderazione di queste tariffe. Tesla, pur godendo di vantaggi sul fronte fiscale, ha deciso di contestare una misura che ritiene ingiusta e dannosa. Ma sarà sufficiente? La politica commerciale dell’Unione Europea potrebbe resistere anche a questo appello, e non è detto che una sentenza favorevole per Tesla possa cambiare le regole del gioco.
Il conflitto tra Tesla e l’Europa si intensifica
La mossa di Tesla non arriva in un momento qualsiasi. L’Unione Europea sta, infatti, portando avanti un’indagine su X (ex Twitter) per la gestione della moderazione dei contenuti. Come se non bastasse, Elon Musk è un alleato dell’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il che rende ancora più teso il rapporto con Bruxelles. L’UE, infatti, non ha mai visto di buon occhio l’influenza crescente di Musk e delle sue aziende. Quali saranno le conseguenze di questa battaglia legale? La disputa potrebbe aprire a nuove sfide sul piano commerciale, ma anche diplomatico. Se Tesla avrà la meglio, si porrebbe un precedente che potrebbe modificare l’intera politica dei dazi tra l’Europa e la Cina. La domanda è: l’UE cambierà la sua posizione?