Febbraio del 2024, e Andrew Prag sta sciando a Serre Chevalier, in Francia, dove ha la famiglia. Ultimo giorno di vacanza, e già questo lo immalinconisce. Come se non bastasse, Andrew perde il suo Pixel 6a in montagna. Non si dà per vinto: lo geolocalizza, e si ripromette di tornare a cercarlo il giorno dopo, prima di partire. La notte però una nevicata rovina i piani, rendendo l’operazione di recupero impossibile.
I dettagli del racconto
Flash forward di sei mesi: Andrew è di nuovo in visita alla sua famiglia a Serre Chevalier. Un po’ per curiosità decide di provare a vedere che fine ha fatto il suo Pixel 6a. Tutti lo prendono per pazzo, ma Andrew si reca nel luogo dove lo aveva geolocalizzato per l’ultima volta, e dopo aver perlustrato la zona lo ritrova, tutto ricoperto di fango. La morale di questa storia edificante che Google ha scelto di raccontarci con un post sul suo blog? Andrew ha ricaricato lo smartphone, e indovinate: il Pixel 6a funzionava ancora.
Big G sfrutta il pretesto di questo apologo a lieto fine per metterci a conoscenza dei test di resistenza che conduce sui propri smartphone. E per sottolineare, ovviamente, quanto gli smartphone Pixel siano in grado di sopravvivere anche in condizioni estreme.
Ajay Kamath, Product Integrity Engineering di Google, è alla guida del team che studia i test di resistenza cui sottoporre i prodotti. Anche se l’obiettivo, più che le situazioni estreme, è la quotidianità: “non possiamo affermare che i telefoni Pixel sopravviveranno sempre a queste condizioni estreme, ma personalmente non mi sorprende che alcuni ci siano riusciti”
Anzitutto, prima ancora di procedere coi test c’è un metodo da seguire: Google utilizza una tecnica nota come Design Failure Mode and Effects Analysis per comprendere le modalità di guasto e creare test pertinenti. Non si tratta solo di rompere i telefoni: è importante vedere come si rompono, dove cedono, e quindi che tipo di test occorre effettuare per identificare i punti deboli, e infine quali cambiamenti o miglioramenti devono essere apportati per risolvere quei problemi.
E a proposito di test pensati per simulare scenari quotidiani, Google fa l’esempio di quello in cui un Pixel Tablet viene fatto scivolare dentro e fuori da uno zaino numerosissime volte per simulare la preparazione della borsa all’inizio della giornata. Decisamente più stressante invece il test in cui un motore scuote vigorosamente i dispositivi per osservare come sopravvivono.
“Testiamo cose come l’alta quota, cosa succede ai nostri telefoni a 14.000 piedi, ad esempio, perché se c’è un aereo non pressurizzato che trasporta i nostri telefoni, non vogliamo che si rompano”, dice Ajay. “Ma testare cosa succederebbe se un telefono cadesse da un aereo, per curiosità? Certo, è un test divertente a cui pensare, ma non è un caso d’uso che si verifica abbastanza spesso da meritare di progettare un intero prodotto.
Non vogliamo che le persone pensino di poter fare qualsiasi cosa con i nostri prodotti, ma è incredibile sorprenderle quando succede qualcosa di brutto e il loro telefono sopravvive. Quel momento in cui prendono il telefono e non vedono un display rotto o la fotocamera funziona, è lì che sta la gioia”
Una storia davvero delicata, ma che offre una panoramica molto chiara.