Il numero di case automobilistiche che si oppongono ai dazi imposti dall’Unione Europea sulle auto elettriche di produzione cinese cresce ancora. Dopo Tesla, anche Mercedes ha deciso di unirsi alla battaglia legale. Questa è stata sin da subito promossa da Geely a cui poi si son aggiunti altri marchi cinesi presso la Corte di giustizia dell’Unione Europea. Il motivo di questa lotta? Difendere gli interessi economici legati ai modelli prodotti in Cina e venduti poi in Europa.
Perché questa protesta? I nuovi dazi doganali. Esse si aggiungono a quelle già esistenti, stanno colpendo duramente i prezzi. Ad esempio, Smart, il marchio controllato da Mercedes e Geely, ha subito un incremento dei costi. La causa è stata proprio una nuova tariffa doganale del 18,8%. Un aumento che ha portato ad un inevitabile rialzo dei prezzi per i consumatori, non più tanto allettati dal modello. Le case automobilistiche vedono anche in queste misure un freno alla competitività. Perché penalizzare proprio ora il mercato delle auto elettriche, in piena crescita? Perché dare un freno alla tanto discussa sostenibilità? La concorrenza cinese è forte, ma il settore europeo con tali dazi rischia solo di subire conseguenze negative.
Trattative ferme per i dazi e il ruolo delle aziende
A cosa si deve questa resistenza da parte delle case? Le trattative tra la Commissione Europea e le autorità cinesi non stanno dando i risultati sperati. Il dialogo è fermo e l’accordo per la rimozione dei dazi sembra lontano. Nel frattempo, il mercato subisce gli effetti di una guerra commerciale che vede coinvolti produttori globali come Tesla, BMW, BYD, Geely, SAIC e, ora, Mercedes. Le aziende non possono attendere a lungo un compromesso politico. I prezzi crescono, la competitività scende e le vendite rischiano di calare. Non è forse giusto che intervengano direttamente? Con un mercato così in evoluzione, il futuro del settore elettrico potrebbe essere influenzato dalle decisioni della giustizia europea. Chi avrà la meglio?