Secondo Marco Argenti, chief information officer della banca, il potenziale di tali strumenti è immenso. Potrebbero presto estendersi a molteplici casi d’uso. Rendendo attività complesse accessibili e immediate per i professionisti. È utile sottolineare che iniziativa non è isolata. Grandi istituzioni come JPMorgan e Morgan Stanley stanno anch’esse investendo ingenti risorse nell’intelligenza artificiale. Suggerendo che il settore finanziario si trovi nel mezzo di una profonda trasformazione tecnologica
.L’arrivo dell’AI nelle banche non si limita a migliorare l’efficienza. Secondo alcuni analisti, c’è una concreta possibilità che l’automazione porti a tagli del personale. Una ricerca stima che potrebbero essere eliminati fino a 200.000 posti di lavoro. Colpendo in particolare i ruoli con attività ripetitive e routinarie. Tale scenario solleva interrogativi sull’impatto sociale di una tale transizione e sulla necessità di riorganizzare le competenze lavorative.
L’evoluzione dell’AI in ambito finanziario mostra un percorso evidente verso l’innovazione. Dagli anni Cinquanta, con i primi computer, agli anni Ottanta con i sistemi esperti per la valutazione del rischio di credito. Fino agli odierni algoritmi di trading. Ogni progresso ha contribuito a trasformare il settore. Il futuro delle banche sembra ora intrecciato con quello dell’AI. Con la promessa di creare un sistema più rapido, preciso e personalizzato. Resta da vedere se tale rivoluzione sarà inclusiva o rischierà di incrementare le disuguaglianze lavorative.