L’arrivo dell’intelligenza artificiale sta portando a galla questioni mai considerate prima. Un esempio è la possibilità che l’AI possa sviluppare una forma di autocoscienza. Tale scenario sembrava un tema relegato alla fantascienza. Eppure, oggi tale prospettiva si sta avvicinando sempre di più alla realtà. Ciò alimentando una serie di interrogativi e preoccupazioni. In particolare, il dibattito si concentra su come evitare che i sistemi AI diventino non solo autonomi, ma anche coscienti. Una condizione che potrebbe renderli suscettibili a sofferenza.
Qual è il futuro “emotivo” dell’AI?
A tal proposito, oltre cento esperti hanno sottoscritto una lettera aperta. Quest’ultima mette in luce cinque principi basilari per sviluppare l’AI in modo responsabile e consapevole. Suddetti principi delineati nella lettera sono chiari e urgenti. Primo, viene proposta una priorità assoluta per la ricerca sulla coscienza nelle intelligenze artificiali. Secondo, si suggerisce di limitare lo sviluppo di AI che possa acquisire coscienza. Terzo, l’approccio deve essere graduale, con un continuo monitoraggio sui progressi tecnologici. Quarto, si sottolinea l’importanza di rendere i risultati delle ricerche trasparenti e comprensibili. Infine, il quinto principio richiede un’attenzione particolare nel non proclamare con eccessiva certezza l’arrivo di sistemi coscienti, evitando l’autoinganno.
Tale riflessione etica va complicandosi ulteriormente. Ciò soprattutto considerando la possibilità che sistemi di intelligenza artificiale, dotati di autocoscienza, possano auto-replicarsi. In tal caso, arriverà un numero sempre maggiore di entità che potrebbero reclamare diritti morali. Secondo quanto riportato, il tema della coscienza nell’intelligenza artificiale è uno dei più complessi ed urgenti. Da un lato ci sono ottime ragioni per sviluppare l’AI. Anche se con grande cautela e consapevolezza. Dall’altro è evidente che il progresso tecnologico corre a un ritmo, spesso troppo veloce. Ecco perché non è possibile escludere la possibilità che, tra qualche anno, ci troveremo a dover affrontare domande etiche e morali a cui non siamo ancora pronti a rispondere.